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Ecco le regole sul fine vita nel mondo

Eutanasia attiva, passiva, suicidio assistito, disposizioni anticipate di trattamento. Sono diverse le “opzioni” per i sostenitori della “dolce morte”. Ma quando si parla di fine vita ci si imbatte anche in espressioni come accanimento terapeutico, cure palliative, sedazione profonda. Di cosa si tratta?

Eutanasia attiva E’ un’azione che procura direttamente la morte del malato da parte di un’altra persona, che può essere un medico o un parente. In pratica, un omicidio.

Eutanasia passiva Si ha quando vengono sospese le terapie o la nutrizione e/o l’idratazione del paziente. E’ stato il caso, ad esempio, di Eluana Englaro. In Italia il dibattito è aperto sulla possibilità di equiparare la nutrizione e l’idratazione alle terapie mediche.

Suicidio assistito E’ il caso di Dj Fabo. Il malato sceglie di togliersi la vita con mezzi forniti da una terza persona che, a differenza dell’eutanasia attiva, non partecipa direttamente alla soppressione del paziente, che compie il gesto “decisivo”.

Disposizioni anticipate di trattamento Come spiega Carlo Alberto Defanti, primario emerito dell’Ospedale Niguarda di Milano, membro della Consulta di Bioetica e medico di Eluana Englaro, “sono dichiarazioni che il soggetto decide di fare quando è in grado di intendere, in vista di una futura situazione in cui si trovasse in condizioni gravissime e non fosse più in grado di disporre di sé. In pratica è l’espressione della volontà in merito alle terapie che una persona intende o non intende accettare nell’eventualità in cui dovesse trovarsi nella condizione di incapacità di esprimere il proprio diritto di acconsentire o non acconsentire alle cure proposte, incluse nutrizione e idratazione artificiali, per malattie o lesioni traumatiche cerebrali irreversibili o invalidanti che costringano a trattamenti permanenti”.

Accanimento terapeutico E’ un atteggiamento di ostinazione nell’impartire trattamenti sanitari che risultano “sproporzionati” in relazione all’obiettivo terapeutico e alla condizione specifica del paziente.

Cure palliative Sono gli interventi per il malato (ma anche per i familiari) il cui decorso clinico è caratterizzato da evoluzione irreversibile e da una prognosi infausta che non risponde più a trattamenti specifici. Lo scopo è migliorare il più possibile la qualità di vita della persona inguaribile, alleviandone le sofferenze.

Sedazione profonda E’ un aspetto particolare delle cure palliative: si addormenta il paziente che non è più in grado di sopportare le sofferenze legate alla malattia ma la morte non sopraggiunge in conseguenza della sedazione. Nulla a che vedere con l’eutanasia: è il caso recente di Dino Bettamin.

Ma quali sono le regole sul fine vita nel mondo? In Europa sono quattro i Paesi che, secondo gli ultimi aggiornamenti del Centre d’information sur l’Europe, hanno legalizzato il suicidio assistito e l’eutanasia attiva. A Svizzera, Olanda, Belgio e Lussemburgo si aggiungono, nel resto del mondo, Cina, Colombia e Giappone.

OLANDA E’ stato il primo Paese del mondo ad approvare la legge che legalizza l’eutanasia, nell’aprile del 2001.
BELGIO La legge sull’eutanasia è entrata in vigore nel settembre 2002. Il Dipartimento belga ha condotto uno studio per determinare quanti sono i malati a ricorrere all’eutanasia: in dieci anni, dal 2003 al 2013, sono state registrate 8.752 morti assistite. La crescita più importante riguarda i richiedenti ultraottantenni, a cui non era stato diagnosticato un tumore e la cui morte non sarebbe avvenuta, per cause naturali nel breve periodo. E’ legale anche l’eutanasia sui minori e addirittura sui neonati, unico Paese al mondo a consentirlo.
SVIZZERA Nel Paese elvetico la legge consente l’aiuto al suicidio se prestato senza motivi “egoistici”. Una prestazione garantita anche ai cittadini stranieri, come è avvenuto per Dj Fabo.
LUSSEMBURGO La normativa è entrata in vigore nel marzo 2009. Prevede che non venga sanzionato penalmente e non possa dar luogo ad un’azione civile per danni ”il fatto che un medico risponda ad una richiesta di eutanasia”.
SVEZIA Dall’aprile 2010 via libera all’eutanasia passiva mentre l’eutanasia attiva è proibita.
GERMANIA La Corte di giustizia tedesca si è espressa nel giugno 2010 a favore dell’eutanasia passiva. Pur non essendoci una legge specifica anche l’eutanasia attiva è ammessa se è chiara la volontà del paziente.
SPAGNA Sono ammessi eutanasia passiva e suicidio assistito, ma non l’eutanasia attiva.
DANIMARCA In Danimarca sono ammesse solo le direttive anticipate di trattamento.
FRANCIA L’eutanasia attiva è vietata, mentre è parzialmente ammessa quella passiva.
GRAN BRETAGNA Vietato il suicidio assistito, perseguito per legge, come ogni forma di eutanasia, ma un giudice può autorizzarlo in casi estremi.
RESTO DEL MONDO L’eutanasia è ammessa in Cina negli ospedali, mentre in Colombia è legale dal 2015. Negli Usa l’eutanasia è ammessa in alcuni Stati: il primo è stato l’Oregon nel 1997, anche se la legge è stata contrastata fino al 2006 con la legittimazione della Corte Suprema. E’ permesso il suicidio assistito anche per i malati di depressione. Successivamente hanno adottato legislazioni simili Vermont, Washington e Montana. In Canada una legge che legalizza l’eutanasia è stata bocciata e la situazione varia da provincia a provincia. Altri paesi, fra cui l’Australia, non ammettono l’eutanasia ma consentono le direttive anticipate di trattamento. In Giappone quando un paziente vuole accedere all’eutanasia viene avvicinato da una equipe che lo aiuta a prendere una decisione.

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