Due superstiti di Sant’Anna di Stazzema nominati cavalieri della Repubblica tedesca

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“È un onore, da italiani, essere diventati cavalieri della Repubblica tedesca e siamo grati al presidente Frank Walter Steinmeier per questa decisione”. E’ un commento che trasuda commozione quello di Enrico Pieri ed Enio Mancini, due fra i superstiti della strage di Sant’Anna di Stazzema, che nel 1944 spazzò via gran parte della popolazione del tranquillo paese posto sulle propaggini delle Alpi Apuane. Uno dei tanti, troppi eccidi commessi dai soldati nazisti che, in quel periodo, occupavano ancora l’Italia. Cinquecentosessanta morti, 130 dei quali bambini, solo 350 identificati, massacrati senza pietà all’alba del 12 agosto per stroncare i collegamenti con le fazioni partigiane e per fiaccare ogni speranza di liberazione. Colpi di revolver, mitragliatrici, bombe a mano: strumenti di morte utilizzati per portare il terrore nel cuore di un Paese già in ginocchio, un atto di deliberata crudeltà cui Enrico ed Enio riuscirono a sfuggire. Entrambi, sono stati insigniti di un’importante onorificenza, la cui notizia è stata comunicata con una lettera dell’ambasciata.

Testimoni dell’orrore

Un incubo mai cessato per i due stazzemesi. Enrico Pieri, oggi 86enne, era solo un bambino quando i soldati tedeschi circondarono il suo paese iniziando la carneficina dei suoi civili inermi. Si salvò perché si nascose, riuscendo a sfuggire agli occhi degli assassini ma assistendo impotente allo sterminio della sua famiglia, comprese le sue sorelle Luciana e Alice, di soli 5 e 12 anni. Anche i nonni e i genitori furono massacrati, compresa la mamma incinta di 4 mesi. Un orrore che non fu risparmiato ai suoi giovani occhi. Le stesse atrocità cui fu costretto ad assistere Enio Mancini, 82 anni oggi, 6 all’epoca del massacro. Oggi sono, rispettivamente, il presidente dell’Associazione Martiri di Sant’Anna e il curatore del locale Museo della Resistenza. Due enti creati allo scopo di fare memoria, affinché le nuove generazioni conoscessero le atrocità che i nazisti, accompagnati da alcuni italiani che, come ha più volte ricordato Enio, a volto coperto accompagnarono i tedeschi nel paese, commisero contro una cittadinanza inerme e indifesa.

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