Il presidente del Consiglio Mario Draghi è salito al Quirinale per un colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il premier è salito al Colle dopo che i deputati del Movimento 5 stelle non hanno partecipato alla votazione finale sul “decreto Aiuti”, approvato a Montecitorio con 266 voti a favore e 47 contrari. Il testo passa ora al Senato, dove dovrà essere approvato, pena la decadenza, entro questa settimana.
Il colloquio
E’ durato circa un’ora, scrive Ansa, il colloquio tra il premier e il capo dello Stato, per fare il punto sulla situazione internazionale, il viaggio del presidente della Repubblica nell’Africa australe in chiave accordi sull’energia ed il gas ma anche per parlare della tensione che sta provocando nella maggioranza di governo il “non voto” dei 5 stelle sul decreto aiuti. Da quanto filtra in ambienti parlamentari della maggioranza, riporta ancora Ansa, sembra che l’obiettivo del governo, in questa fase, sia di recuperare i 5 stelle alla causa. Il presidente del Consiglio avrebbe fatto diverse valutazioni e il capo dello Stato ha sostanzialmente ascoltato. Anche in considerazione del fatto, si ragiona sempre in ambienti della maggioranza, che alla fine le valutazioni finali potrà trarle solo il capo del governo in base a quanto succederà giovedì a Palazzo Madama. Sarà lui a decidere se il voto di giovedì rappresenterà un vulnus per governo e maggioranza oppure no. Se al Senato l’Esecutivo otterrà la fiducia, come sembra essere in base ai numeri, sia pure senza il voto dei 5 stelle, dovranno intervenire evidenti fattori di una certa rilevanza, un caso politico sollevato dalle forze che sostengono l’attuale esecutivo o dal premier stesso per mettere in gioco altre considerazioni. Per ora, in questa fase, la partita è sul recupero della coalizione. E un primo importante passaggio, come sottolineato anche da fonti del Nazareno, scrive ancora Ansa, potrebbe essere l’incontro tra governo e sindacati a palazzo Chigi dove diverse richieste dei 5 stelle saranno sul tavolo del confronto.
Le assenze
Nel voto finale sul dl aiuti alla Camera, al di là degli 85 deputati del M5s (81,7% del gruppo), che non hanno partecipato seguendo l’indicazione del partito, secondo i tabulati si sono registrate assenze non giustificate al 30% o oltre in altri quattro partiti di maggioranza: Forza Italia (34,1%), Italia viva (35,4%), Lega (31,3%) e Liberi e uguali (3 su 10). Dei 227 assenti complessivi (oltre agli 88 giustificati perché in missione), 16 erano del Partito democratico (16,4%) e 7 di Insieme per il futuro (13,7%), il gruppo parlamentare fondato dal Ministro degli Affari esteri Luigi Di Maio.
Conte: “Questione che avevamo anticipato”
Quella di non votare oggi alla Camera il dl aiuti “era una decisione già chiara, perché c’è una questione di merito per noi importante che avevamo anticipato, c’è una questione di coerenza e linearità, quindi nulla di nuovo. Era stato anche anticipato, è tutto chiaro”. Lo ha detto il leader leader del M5s Giuseppe Conte, arrivando alla sede del Movimento, senza rispondere su quello che accadrà al voto sul dl aiuti al Senato e sulla verifica chiesta da FI e Lega. Francesco Berti è l’unico deputato del MoVimento 5 stelle che risulta aver votato sul voto finale sul decreto legge aiuti. “Ho votato a favore del decreto Aiuti perché due crisi di governo in una legislatura sono già troppe. I chiarimenti nella maggioranza sono utili, ma devono avere una data di inizio e di fine. Ne va dell’affidabilità delle forze politiche e dei singoli che la compongono”, Berti ha spiegato su Twitter la sua scelta di partecipare alla votazione, a differenza del suo gruppo che ha lasciato l’Aula di Montecitorio.