La sua vita fu breve, tanto quanto sarebbe diventato il longevo il suo sogno. E imperitura la sua impresa. Terry Fox, al quale Google ha dedicato uno dei suoi “doodle”, nacque per fare sport. Nel suo Canada praticò la pallacanestro, prima che gli accertamenti seguiti a un incidente stradale portarono i medici a evidenziare un osteosarcoma al ginocchio, che lo portarono a subire l’amputazione della gamba destra. Una soluzione estrema, che i medici adottarono per bloccare il progredire di una malattia che, solo pochi anni prima, avrebbe significato una morte pressoché certa. Probabilmente fu questo ad animare il già indomabile spirito del giovane Terry, all’epoca diciannovenne, che decise di contribuire a quella ricerca che, in quegli anni, aveva alzato sensibilmente la soglia di sopravvivenza a quel male.
L’impresa di Terry Fox
La scelta di Terry Fox ricadde su ciò che sapeva fare meglio. Nonostante l’amputazione subita, con l’aiuto di una protesi decise di organizzare quella che da tutti verrà chiamata la “Maratona della speranza”. A piedi, anzi, di corsa dalla costa pacifica a quella atlantica del Canada, con l’obiettivo di raccogliere un dollaro per ogni abitante del Paese. Da devolvere, naturalmente, alla ricerca. Così da ampliare quel 50% che i medici indicavano come la percentuale di possibilità di scampare a quel tipo di malattia. Con l’aiuto di una speciale protesi, maglia, calzoncini e tanto entusiasmo, il 12 aprile 1980 Terry Fox parte dal litorale atlantico del Canada, con l’intento di correre 40 chilometri al giorno. Praticamente una maratona per ogni giornata di corsa.
Un sogno avverato
Da San Giovanni di Terranova, dove toccò l’acqua dell’Atlantico, con l’obiettivo di arrivare via terra sulla riva dell’altro oceano. Scarpe Adidas, l’amico Doug accanto a lui in camper e, davanti, un Paese intero da attraversare in nome della speranza. Corse per cinque giorni, percorrendo più di 5 mila chilometri, prima che delle masse tumorali, diagnosticate a entrambi i polmoni, lo costringessero a desistere dall’impresa. La quale, comunque, aveva già fatto il giro del mondo, rendendo valida la sua richiesta di fondi nonostante la corsa non fosse stata portata a termine. Ci pensò la Ctv a renderla operativa, concretizzando il sogno di Terry che, via via, perdeva le forze a causa del tumore. Il 28 giugno 1981, poco più di un anno dopo l’interruzione della Marathon of Hope, il giovane atleta morì, all’età di 23 anni. I chilometri rimasti incompiuti verranno in seguito percorsi da Steve Fonyo, che come lui aveva subito un’amputazione: 7.924 chilometri in 425 giorni, ad appena 18 anni. Era il 1985 e Terry Fox era già un eroe per il Canada.