Don Benzi, l’anno del Centenario: “Vivremo un doppio Giubileo”

Don Benzi centenario

Foto © Elisa Pezzotti

«Inizia un anno per essere pieni di speranza in un mondo disilluso che si abitua alla fame, alla tortura, alla tratta, a chi muore in mare, ai campi profughi». Il Cardinal Matteo Zuppi, presidente della Chiesa italiana, apre con queste parole l’anno del Centenario della nascita di don Oreste Benzi, nato il 7 settembre 1925 a San Clemente, sulle colline riminesi. Un anno che si innesterà nel grande Giubileo del 2025. «Vivremo un doppio giubileo. Don Oreste aveva un santa inquietudine che lo ha portato a creare una grande famiglia, fatta di famiglie, che accoglie prostitute, disabili, tossicodipendenti, senza voltarsi dall’altra parte, smascherando l’indifferenza del potere». Poi il Cardinale ricalca una famosa espressione di don Benzi: “I cattivi devono diventare buoni, ma i buoni simpatici”. «Don Oreste era sempre sorridente, era incline ad una simpatia che esprimeva senza nessun compiacimento, figlia della condivisione e non dell’ambiguità. Era un prete baciato da una santità che non invecchia».

Don Benzi, l’anno del centenario

La lunga giornata di avvio delle celebrazioni è iniziata con la tavola rotonda “La forza della tenerezza: cent’anni di don Oreste” in una sala stracolma e con tanti seduti nel cortile della diocesi davanti ad un maxi-schermo aiutati da una giornata fresca ma soleggiata. Oltre al Card. Matteo Zuppi, presidente della Cei, hanno partecipato il noto economista Stefano Zamagni, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, mons. Nicolò Anselmi, Vescovo di Rimini, Matteo Fadda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII. All’incontro, moderato dalla giornalista del Corriere della Sera Elisabetta Soglio, sono stati presentati due nuovi libri su don Benzi da Valerio Lessi, che aveva scritto la prima biografia del Benzi “Con questa tonaca lisa”, e Stefano Gasparini, primo segretario di don Benzi.

Foto © Elisa Pezzotti

Il metodo di Don Benzi

«Dalla storia bimillenaria della Chiesa sappiamo che tante sono le vie la santità. Quella di don Oreste ha qualcosa di unico ed originale, perché lui è riuscito a tenere in armonia la vita contemplativa con quella attiva, con l’impegno fattivo nella civitas. – ha spiegato Stefano Zamagni, che è stato anche allievo di don Benzi “da ragazzo fino all’università” – Questo è un esempio che oggi è più attuale che mai. Don Oreste ci ha lasciato un metodo, che significa “via” in greco, per arrivare alla santità: unire l’azione alla devozione. Quello che ricordò nel suo ultimo discorso alla Settimane Sociali di Pisa, quello che è rimasto come una sorta di testamento spirituale».

Una festa per tutti

Dopo il convegno ci si é spostati in un Duomo stracolmo e con centinaia di persone rimaste fuori davanti al maxi-schermo. Infine l’apericena sul sagrato con un migliaio di persone: tra loro senzatetto, ragazzi in recupero dalle dipendenze, disabili, ospiti delle case famiglie. Una grande festa per tutti, un banchetto per gli ultimi, proprio come avrebbe voluto don Oreste.

“Il Pazzo di Dio”

La giornata si è conclusa nella prestigiosa Corte degli Agostiniani per la proiezione del documentario sulla figura di don Benzi, “Il Pazzo di Dio”. Il docufilm è opera del regista Kristian Gianfreda, che ha seguito don Oreste con la telecamera in spalla in Italia e all’estero. Alla presentazione era presente anche Fabrizio Zappi, direttore di Rai documentari. Il film alterna le interviste ai protagonisti che hanno conosciuto don Benzi al racconto delle esperienze di chi ancora oggi ne segue gli inserimenti.

Ci sarà un anno intero per vivere una maratona di eventi per conoscere la vita, le opere e soprattutto la via che porta alla santità che ci ha lasciato in eredità don Oreste Benzi.

Luca Luccitelli: