Neofita della politica con alle spalle un impero, costruito soprattutto nel settore immobiliare. Donald Trump è l’uomo nuovo che si affaccia alla Casa Bianca. Estraneo alla classe dirigente Usa ma non al mondo della finanza di cui è uno dei principali esponenti a livello mondiale.
Nato nel Queens di New York il 14 giugno 1946 proviene da una facoltosa famiglia di costruttori. Dopo la laurea in Economia e Finanza alla Wharton School of Business, ha iniziato a investire nel mondo immobiliare con l’azienda di famiglia, la Elizabeth Trump and Son, che affittava case e appartamenti modesti a Brooklyn, nel Queens e a Staten Island. Nel 1971 decide di mettersi in proprio puntando su Manhattan: la prima scommessa vinta è il Commodore Hotel trasformato nel Grand Hyatt Hotel, un progetto che gli valse 40 anni di detrazioni fiscali per aver salvato un edificio che stava per essere demolito. Nel 1990 finisce sull’orlo della bancarotta: il valore del suo patrimonio immobiliario precipita da 1,7 miliardi a 500 milioni. Nonostante tutto Donald riesce a far tornare i conti che nel 1997 toccano di nuovo quota 2 miliardi di dollari. Ma già nel 1994 aveva ripagato 900 milioni di debiti personali e ridotto gran parte dei 3,5 miliardi di dollari di quelli accumulati dalle sue aziende mantenendo le Trump Towers e i suoi 3 casinò ad Atlantic City.
Appassionato di wrestling ha ospitato alcune edizioni del WrestleMania nel suo Trump Plaza, partecipando agli show in veste di ospite. Tante anche le sue apparizioni in vari spettacoli e film prodotti negli Usa che lo hanno reso famoso al di là dell’attività imprenditoriale. Nel 1998 recitò se stesso nel film “Celebrity” di Woody Allen. Nel 2004 sfonda anche in tv con il talent show The Apprentice (poi sbarcato in Italia e condotto dall’amico Flavio Briatore), in cui i concorrenti devono riuscire a convincere l’imprenditore a prenderli come stagisti. Alcune dichiarazioni contro gli immigrati costarono però lo spettacolo a Trump, di cui divenne celebre la frase “You’re fired!” (sei licenziato) detta ai concorrenti eliminati.
L’impegno politico, dopo una serie di voci riguardanti una sua possibile discesa in campo, si concretizza nel 2015 quando annuncia di voler correre per la nomination repubblicana. Pochi mesi dopo, grazie a un consenso oceanico (il maggiore ottenuto da un candidato alle primarie del “Grand Old Party“) inizia la sua corsa per la Casa Bianca.
Il suo programma di governo è conservatore e protezionistico.
IMMIGRATI – Trump ha promesso di costruire un muro lungo la frontiera meridionale con il Messico e di varare una riforma molto restrittiva per l’immigrazione, fino ad espellere gli 11 milioni di immigrati privi di documenti. Su muro ed espulsioni ha però notevolmente frenato nelle ultime settimane di campagna elettorale.
ECONOMIA – Fra le promesse ci sono una riforma del fisco; l’eliminazione dell’Obamacare, la riforma sanitaria voluta da Barack Obama, mantenendo i programmi Medicare e Social Security; una rinegoziazione o l’uscita dal Nafta, il trattato di libero scambio ra a Stati Uniti, Canada e Messico; far pagare le tasse agli “Hedge Funds”; imporre dazi fino al 35% sulle importazioni.
RUSSIA – ci sarà certamente un allentamento delle tensioni con Mosca e con il Cremlino di Vladmimir Putin, che Trump ha sempre indicato come parte della soluzione ai problemi internazionali, dalle guerre in Medio Oriente alla lotta all’Isis. Come riflesso è probabile che Washington allenti il legame con l’Ucraina e gli altri Paesi dell’Europa orientale.
SIRIA – L’avvento di Trump significa che gli Usa potrebbero ridurre il sostegno ai ribelli moderati che combattono il regime di Bashar al-Assad e cercare un’intesa con Mosca per arrivare a una nuova tregua e all’avvio di un processo di pace. Una pace che significherebbe frenare l’esodo di profughi verso l’Europa e chiudere quella che è diventata una fucina di Foreign Fighters.
L’ALLARGAMENTO NATO A EST – Gli Usa di Trump potrebbero frenare sull’estensione dell’Alleanza atlantica a Paesi come Macedonia, Georgia, Bosnia-Erzegovina, Serbia e Montenegro per non indispettire Mosca. Nel contempo premeranno sull’Ucraina perchè trovi un’intesa con la Russia.
ISIS – Nella lotta allo Stato islamico, Trump ha già fatto sapere che punterà su uno stretto raccordo con Mosca. Il rischio è che la propaganda jihadista trovi fertile terreno nella retorica anti-musulmani del neo-presidente Usa che aveva promesso di bloccarne l’arrivo negli Stati Uniti. In questo modo sarebbero vanificati gli sforzi dei governi occidentali per contrastare i processi di radicalizzazione attraverso il dialogo interreligioso e l’integrazione.
CINA E IRAN – Trump ha promesso un atteggiamento più aggressivo verso l’Iran, rimettendo in discussione gli accordi per frenare lo sviluppo del programma nucleare iraniano. Difficile prevedere cosa accadrà nei rapporti con la Cina, anche se il prossimo presidente vorrebbe usare maggiore fermezza nelle dispute territoriali nel Mar Cinese Meridionale.