Papa Francesco: “Non restiamo indifferenti, da misericordiati diventiamo misericordiosi”

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A Pasqua accade qualcosa di nuovo. E accade secondo misericordia. L’invito di Papa Francesco, nella Messa della II Domenica di Pasqua della Divina Misericordia, è a considerare se l’incontro con Dio abbia davvero toccato la nostra vita. Così come avvenne per i discepoli, che più volte lo incontrarono dopo la Resurrezione. Il Santo Padre ricorda prima di tutto che gli apostoli furono misericordiati, beneficiati dei tre doni della pace, dello Spirito e delle piaghe. Ed è mentre sono in casa, chiusi nella paura e nei loro rimorsi, che ricevono il primo: “Gesù arriva e ripete due volte: ‘Pace a voi!‘. Non porta una pace che toglie i problemi di fuori, ma una pace che infonde fiducia dentro. Non una pace esteriore, ma la pace del cuore”.

La misericordia, la pace e lo Spirito

Non si tratta di una comodità, né di una tranquillità ma di una missione, di un uscire da sé. “La pace di Gesù libera dalle chiusure che paralizzano, spezza le catene che tengono prigioniero il cuore. E i discepoli si sentono misericordiati: sentono che Dio non li condanna, non li umilia, ma crede in loro. Sì, crede in noi più di quanto noi crediamo in noi stessi”. Per Dio, ricorda Papa Francesco, “nessuno è sbagliato, nessuno è inutile, nessuno è escluso“. E Gesù, ancora oggi, ripete il suo messaggio: “Pace a te”. Ma i discepoli vengono misericordiati anche attraverso il dono dello Spirito Santo.

Un dono elargito “per la remissione dei peccati. I discepoli erano colpevoli, erano scappati via abbandonando il Maestro. E il peccato tormenta, il male ha il suo prezzo”. Il peccato non può essere cancellato solo da noi stessi ma occorre “aprire il cuore per lasciarci perdonare. Il perdono nello Spirito Santo è il dono pasquale per risorgere dentro“.

La Confessione, il Sacramento che ci rialza

Capire che “al centro della Confessione non ci siamo noi con i nostri peccati, ma Dio con la sua misericordia” è il primo passo per non abbatterci ma per farci risollevare. Come i bambini che cadono imparando a camminare, anche noi abbiamo bisogno della mano del Padre. “Questa mano sicura e affidabile è la Confessione. È il Sacramento che ci rialza, che non ci lascia a terra a piangere sui pavimenti duri delle nostre cadute. È il Sacramento della risurrezione, è misericordia pura. E chi riceve le Confessioni deve far sentire la dolcezza della misericordia. E questa è la via di coloro che ricevono le confessioni della gente: far sentire la dolcezza della misericordia di Gesù che perdona tutto. Dio perdona tutto”.

L’offerta delle piaghe

Riabilitati, risollevati e pronti all’accoglienza dell’offerta delle piaghe. Perché una ferita guarisce solo con la misericordia, nelle piaghe sentiamo che Dio ci ama fino in fondo. “Le piaghe sono canali aperti tra Lui e noi, che riversano misericordia sulle nostre miserie. Le piaghe sono le vie che Dio ci ha spalancato perché noi entriamo nella sua tenerezza e tocchiamo con mano chi è Lui. E non dubitiamo più della sua misericordia“. E questo accade in ogni Messa, in cui Gesù ci offre il suo corpo, piagato e risorto. “E tutto nasce da qui, dalla grazia di essere misericordiati. Da qui comincia il cammino cristiano. Se invece ci basiamo sulle nostre capacità, sull’efficienza delle nostre strutture e dei nostri progetti, non andremo lontano. Solo se accogliamo l’amore di Dio potremo dare qualcosa di nuovo al mondo”.

La misericordia dei misericordiati

Da misericordiati a misericordiosi. Questo è stato il cammino dei discepoli: “Hanno visto nell’altro la stessa misericordia che ha trasformato la loro vita. Hanno scoperto di avere in comune la missione, di avere in comune il perdono e il Corpo di Gesù: condividere i beni terreni è sembrato conseguenza naturale… I loro timori si erano dissolti toccando le piaghe del Signore, adesso non hanno paura di curare le piaghe dei bisognosi. Perché lì vedono Gesù. Perché lì c’è Gesù, nelle piaghe dei bisognosi”.

La prova che Dio ha toccato la nostra vita, la riscontriamo nel chinarci sulle piaghe dei fratelli. “Non rimaniamo indifferenti. Non viviamo una fede a metà, che riceve ma non dà, che accoglie il dono ma non si fa dono. Siamo stati misericordiati, diventiamo misericordiosi. Perché se l’amore finisce con noi stessi, la fede si prosciuga in un intimismo sterile. Senza gli altri diventa disincarnata. Senza le opere di misericordia muore“.

Damiano Mattana: