“Difendere la vita dall’inizio, ce lo chiede la scienza”: la campagna Mpv

Bioeticisti, medici ed esperti di diritto a confronto sul perché la vita prima della nascita ha bisogno di tutele al convegno “Scientificamente...'uno di noi': Nascituro: appello alla ragione” al Senato

Foto di Marco Guerra (per gentile concessione)

Tutelare l’inizio della vita umana, la dignità intrinseca del nascituro e il valore della maternità non è un precetto confessionale ma un atto che ha a che fare con la ragione e che deve interrogare tutta la società, affinché illumini il valore di ogni esistenza. E’ questo il presupposto alla base del convegno “Scientificamente…’uno di noi’: Nascituro: appello alla ragione”, promosso dal Movimento per la Vita (MpV) e che si è svolto martedì mattina al Senato della Repubblica, a Roma.

Nell’incontro moderato da Domenico Menorello, del network “Ditelo sui tetti” e vicepresidente MpV Italiano, è stato posto lo sguardo sul concepito, ricorrendo alla scienza, alla bioetica e al diritto, in modo da offrire un ampio ventaglio di strumenti per affrontare le questioni che coinvolgono l’inizio della vita umana, la tutela della maternità durante la gravidanza, il crollo demografico, il desiderio del figlio, l’impiego delle tecnologie di procreazione medicalmente assistita. In pratica si è trattato di un evento pilota che fa da apripista a tutta una serie di incontri a livello locale, in cui il Movimento per la Vita formerà i suoi operatori ma anche semplici simpatizzanti, che intendono contaminare tutti gli ambiti della società con una nuova cultura della vita.

L’approccio scientifico è stato definito fin dall’apertura del Convegno, che ha preso il via con la proiezione di un video divulgativo in cui si sono ripercorse tutte le tappe principali dello sviluppo di un feto, dal concepimento alla nascita. Fin dalla fecondazione i tratti di ogni essere umano sono già determinati, solo 22 giorni dopo la fecondazione è possibile rivelare battito cardiaco. Gemme di braccia e gambe sono visibili alla quarta settimana e all’inizio della nona sono formate oltre un miliardo di cellule. All’undicesima settimana gioca nel grembo materno e alla 25ma reagisce agli stimoli sonori esterni. Insomma parlare di grumo di cellule è la cosa più irrazionale che si può dire per sostenere la pratica dell’aborto e questo succede perché “siano stati diseducati a stupirci del mistero”.

“Non vogliamo giudicare nessuno ma affrontare le ragioni della scienza, dell’antropologia e del diritto” ha spiegato Menorello, introducendo il neonatologo Carlo Valerio Bellieni, professore associato dell’Università di Siena. “Il feto non è un marziano, lo curiamo come un qualunque paziente e per capire bene la vita del neonato bisogna capire la vita prima della nascita”, ha messo subito in chiaro Bellieni avvalorando i suo discorso con la citazioni della bibliografia scientifica degli ultimi 40 anni. Il neonatologo ha fatto riferimento a ricerche che dimostrano una interdipendenza fisica, emozionale e ormonale tra madre gestante e nascituro e da massimo esperto di dolore pre-natale ha parlato dei suoi studi che hanno permesso di migliorare il trattamento del dolore del feto. “Non si capisce il bambino se non si capisce la sua vita prenatale”, ha spiegato in conclusione, “ma la tragedia degli ultimi anni e che i genitori conoscono l’importanza di questo sguardo”.  “La vita ha un fondamento molto più precoce di quando ci racconta una certa narrazione – ha aggiunto- e la scienza ci dà tutti gli elementi per riconoscerlo”.

Claudia Navarini, professore ordinario Filosofia morale e vicepresidente Consiglio nazionale di bioetica (Cnb) ha animato il secondo intervento e arricchito il ragionamento sul valore intrinseco di ogni nascituro: “Il problema è che secondo alcuni studiosi alcuni esseri umani non sono persone, la dignità arriva solo dopo un certo punto, ad esempio quando si ha la capacità di relazione, ma nessuno sa stabilirlo”. Navarini sottolinea quindi che la discriminazione che si opera quando cerchiamo di stabilire un principio di qualità che va a discriminare il debole, e i fragili “sono coloro che non sono in grado di difendere il loro valore”. Per questo motivo “sul valore intrinseco della persona si giocano tutte le sfide bioetiche”. Sopravvive il più forte, il più sano. Il più capace. Il fragile non ha voce. In ogni istante della vita c’è la dignità della vita anche se non c’è la manifestazione”.

Giovanni Doria, professore ordinario Diritto privato dell’Università Tor Vergata, ha fatto una panoramica dei diritti del nascituro nella legislazione italiana. In particolare l’art 254, l’art. 320, l’art. 462 e l’art. 784. In tutti questi casi il concepito è riconosciuto già come soggetto di diritto. In conclusione hanno preso parola due giovani esponenti del Movimento per la Vita. Davide Rapinesi e Camilla Galuppi hanno illustrato due proposte di legge in tema di Isee e assegno unico, per far si che sia riconosciuto all’interno del nucleo famigliare il nascituro fin dal concepimento. I due hanno inoltre parlato degli incontri locali che prenderanno il via il 25 luglio per formare oltre 70 giovani di tutta Italia. Infine il presidente del Movimento per la Vita, Marina Casini, è tornata sull’importanza di un impegno contro la società dello scarto, che parta da un approccio laico, capace di divulgare le ragioni scientifiche e antropologiche della dignità della vita umana.

“Occorre rendere visibile il concepito a tutti, è una questione di civiltà”, ha affermato Casini, rilanciando la proposta di modificare il primo comma dell’articolo 1 del codice civile che riconosce la vita solo dal momento dalla nascita. E infine – conclude Marina Casini – come non ricordare l’impegno quotidiano dei Centri di Aiuto alla Vita, la generosità del Progetto Gemma, di coloro cioè che offrono tutti i giorni una mano tesa, non giudicante, di vicinanza e sostegno.