Situazione difficile in Lombardia e non solo per la nuova ondata di coronavirus. Le disposizioni della Regione, che hanno portato a una nuova stretta sulle attività e al coprifuoco notturno, sono state integrate anche con il rinnovamento dell’attività scolastica che, per le scuole superiori, prevedrà una didattica a distanza a partire dal 26 ottobre. Un provvedimento che, però, non ha incontrato il consenso del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, secondo il quale i termini concordati con la Regione erano differenti. “Sono totalmente contrario, non ha senso in questo momento: bisogna alternare didattica a distanza e presenza nelle scuole. Così deve essere per tutti gli ordini di scuola. Siamo totalmente contrari, e lo vogliono dire con chiarezza, alla sola didattica a distanza per le superiori. Ci opporremo”.
La lettera di Azzolina
Il sindaco meneghino ha spiegato che la tematica della didattica a distanza era stata visionata ma non avallata in modo definitivo. “In questa ordinanza della Regione Lombardia, uscita ieri un po’ in velocità, noi sindaci l’abbiamo vista ma eravamo concentrarci sul tema del coprifuoco. Questa cosa ci è scappata e da quando ce ne siamo accorti ci stiamo opponendo tutti. Oggi alle 13 incontreremo di nuovo in video il presidente Fontana”. Una diatriba che, in breve, ha coinvolto anche il Ministero dell’Istruzione, nella persona dello stesso ministro Lucia Azzolina, che si rivolge direttamente al governatore lombardo Attilio Fontana: “In una fase così complessa per la Nazione, desidero invitarla a lavorare insieme a tutte le istituzioni coinvolte, per trovare soluzioni differenti da quella adottata”. Questo, ha spiegato, “nel rispetto del diritto alla salute dei cittadini e del diritto allo studio dei nostri studenti e delle nostre studentesse”.
Lombardia, fra ordinanza e Dpcm
A far discutere è la natura stessa dell’ordinanza della Lombardia. La quale, a differenza di quanto avvenuto in altre regioni, anziché adottare una didattica alternata, ha disposto lezioni a distanza per tutti gli studenti. “Le scuole secondarie di secondo grado e le istituzioni formative professionali secondarie di secondo grado – riporta il testo – devono realizzare le proprie attività in modo da assicurare lo svolgimento delle lezioni mediante la didattica a distanza, per l’intero gruppo classe, qualora siano già nelle condizioni di effettuarla e fatti salvi eventuali bisogni educativi speciali”.
Inoltre, “agli altri istituti è raccomandato di realizzare le condizioni tecnico-organizzative nel più breve tempo possibile, per lo svolgimento della didattica a distanza”. Solo in quest’ultimo caso, peraltro, è prevista la misura del differenziamento degli orari di entrata. Posta, però, la risoluzione delle criticità che impedirebbero la didattica a distanza. Come ricorda Azzolina, “il Dpcm del 18 ottobre 2020 ha previsto indicazioni molto chiare per la gestione delle misure da adottare con riferimento alle istituzioni scolastiche. Prevedendo in primo luogo la prosecuzione, in ogni caso, in presenza, delle attività didattiche ed educative della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione”.