Per la cinquantottesima volta in questi sette mesi e mezzo una persona ristretta si è tolta la vita in carcere. Si tratta di un detenuto del carcere di Verona, l’istituto che quest’anno ne ha contati il numero maggiore, sei. ” Si continua a morire nell’ indifferenza assoluta. Oramai siamo destinati ad assistere inermi a morte e violenze che caratterizzano le giornate nelle carceri italiane. Solo la polizia penitenziaria è rimasta a difesa dei diritti dei detenuti”, commenta Aldo di Giacomo, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria (Spp). Continuano i disordini, dopo quelli dei giorni scorsi a Vercelli, Cuneo e Trieste. Ieri è stata la volta di due strutture del Nordovest del Paese. I reclusi nella casa circondariale valdostano di Brissogne hanno lanciato oggetti e appiccato fuoco ad alcuni indumenti prima che tornasse la calma. Un incendio in un locale e bombolette di gas padiglione B nel carcere di Torino, dove quattro agenti della polizia penitenziaria sono rimasti intossicati. Ricoverati al pronto soccorso dell’ospedale Maria Vittoria, sono stati dimessi nella notte.
Sesto suicidio a Verona
“Il 58esimo suicidio di quest’anno è avvenuto nel carcere Verona: si tratta di un detenuto con problemi psichiatrici che scontava una pena a 14 anni per aver ucciso la compagna a calci. Gli mancavano tre anni per uscire“. A comunicarlo è Aldo di Giacomo, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria (Spp). “Questo è il sesto suicidio in un anno nel carcere di Verona, il peggiore per suicidi di tutta Italia. Si continua a morire nell’ indifferenza assoluta. Le coscienze degli uomini si governo sono andate già in ferie. Una ecatombe senza interruzione. Oramai siamo destinati ad assistere inermi a morte e violenze che caratterizzano le giornate nelle carceri italiane. Solo la polizia penitenziaria è rimasta a difesa dei diritti dei detenuti. Anche noi abbandonati da uno Stato a cui nulla interessa delle sorti degli ultimi servitori dello Stato rimasti a difesa della legalità”, conclude Di Giacomo.
Proteste Brissogne
Il carcere di Brissogne, alle porte di Aosta, ieri è stato teatro di una protesta da parte di alcuni detenuti. Secondo quanto si è appreso da fonti informate, tutto è iniziato quando un recluso si è arrampicato su un muro. Questo gesto ha scatenato la protesta di altri detenuti, che hanno iniziato a lanciare oggetti fuori dalle proprie celle. Alcuni hanno anche appiccato fuoco a degli indumenti. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco per monitorare la situazione. E’ stato anche necessario richiamare appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria che erano fuori servizio. Gli animi si sono poi placati solo nella tarda serata. Negli ultimi due giorni si sono verificate proteste nella casa circondariale di Vercelli e in quella di Cuneo e una rivolta nel carcere di Trieste.
Sappe
“Ancora una volta l’istituto è rimasto sotto scacco di alcuni facinorosi che hanno sobillato i compagni creando una situazione esplosiva che solamente la grande professionalità e abnegazione della Polizia penitenziaria ha evitato che terminasse in eventi drammatici, il tutto nell’indifferenza dei superiori uffici che raramente tengono conto delle richieste di allontanamento di determinati individui”. Così il segretario nazionale Sappe Vicente Santilli dopo le proteste che hanno interessato ieri la casa circondariale di Brissogne. “Un sincero ringraziamento – aggiunge il segretario generale Sappe, Donato Capece – a tutto il personale intervenuto ad Aosta che con grande sacrificio ha prestato la sua opera in condizioni difficilissime”. La protesta è nata dopo che un detenuto “è salito sul muro per protesta (emulando un compagno che qualche giorno fa fece la medesima cosa) rimanendo arrampicato sino a notte inoltrata”, riferisce il segretario provinciale del Sappe, Massimo Chiepolo. All’origine del gesto del recluso, fa sapere l’Osapp, ci sarebbero motivi “da ricercarsi nel fatto che gli vengano negati, a suo dire, alcuni diritti/benefici”.
Proteste Torino
Quattro agenti di polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Torino sono rimasti intossicati ieri nel corso di una protesta di un gruppo di detenuti. Durante i disordini, scoppiati in un locale adibito a barberia, nel padiglione B, i reclusi hanno appiccato un incendio e scagliato bombolette di gas. Gli agenti sono stati portati al pronto soccorso dell’ospedale Maria Vittoria e dimessi nel corso della notte dopo essere stati sottoposti a terapia con ossigeno.
Fonte Ansa