La discussione sulle unioni civili in Senato ha monopolizzato il dibattito pubblico delle ultime settimane e fatto finire nel dimenticatoio le vere emergenze sociali del Paese. Una di queste riguarda la natalità, che, secondo i dati Istat, ha raggiunto un nuovo minimo storico dai tempi dell’Unità d’Italia. Nel 2015 le nascite sono state 488 mila, vale a dire meno 15 mila rispetto al 2014 che già aveva segnato un record negativo. Si tratta del quinto anno consecutivo di riduzione della fecondità, giunta giunta a 1,35 figli per donna. Nel contempo l’età media delle madri al parto sale a 31,6 anni.
A questo si aggiunge un incremento dei decessi, saliti a 653 mila (+54 mila). Il tasso di mortalità, pari al 10,7 per mille, è il più alto tra quelli misurati dal secondo dopoguerra in poi. L’aumento, spiega l’Istat, risulta concentrato nelle classi di età molto anziane (75-95 anni). Il picco è in parte dovuto a effetti strutturali connessi all’invecchiamento e in parte al posticipo delle morti non avvenute nel biennio 2013-2014, più favorevole per la sopravvivenza.
Meno nascite e più morti hanno portato a una riduzione della popolazione (che si è attestata 60 milioni e 656 mila residenti) di circa 139 mila unità. Ci tengono a galla solo gli stranieri, che nel 2015 sono aumentati di 39 mila unità e rappresentano (con 5 milioni e 54 mila persone) l’83% della popolazione totale. Gli italiani “doc” nel contempo hanno registrato una flessione di 39 mila unità.
Il saldo migratorio netto con l’estero è di 128 mila unità, corrispondenti a un tasso del 2,1 per mille. Tale risultato, frutto di 273 mila iscrizioni e 145 mila cancellazioni, rappresenta un quarto di quello conseguito nel 2007 nel momento di massimo storico per i flussi migratori internazionali. Le iscrizioni dall’estero di stranieri sono state 245 mila e 28 mila i rientri in patria degli italiani. Le cancellazioni per l’estero riguardano 45 mila stranieri e 100 mila italiani.
Gli ultrasessantacinquenni sono 13,4 milioni, il 22% del totale. In diminuzione risultano sia la popolazione in età attiva di 15-64 anni (39 milioni, il 64,3% del totale) sia quella fino a 14 anni di età (8,3 milioni, il 13,7%). L’indice di dipendenza strutturale sale al 55,5%, quello di dipendenza degli anziani al 34,2%.
Diminuisce, infine, la speranza di vita alla nascita. Per gli uomini si attesta a 80,1 anni (da 80,3 del 2014), per le donne a 84,7 anni (da 85). L’età media della popolazione aumenta di due decimi e arriva a 44,6 anni.