Reparti di pronto soccorso in sofferenza nel Regno Unito. Anzi, secondo il comparto ospedaliero si staziona “sull’orlo del baratro”. Nelle ultime 24 ore, infatti, sono stati registrati altri 45 mila casi di Covid. Si tratta del quarto giorno di fila in cui i contagi hanno superato quota 40 mila. Un’escalation che si affianca a un numero di decessi in discesa (145 quest’oggi) ma che riferisce di una situazione sanitaria ancora di piena emergenza. L’allarme è stato lanciato dalla Association of Ambulance Chief Executives (Aace), che parla addirittura di un ingorgo di ambulanza dinnanzi i pronto soccorso. Come spiegato dal direttore Martin Flaherty, la preoccupazione verte su “un livello senza precedenti di ritardi, che si stanno verificando nel Regno Unito, nel trasferimento dei pazienti in ospedale“.
Contagi, Regno Unito vicino al picco
L’emergenza nel Regno Unito, in realtà, si protrae dal mese di agosto. Sui tempi medi di trasferimento, solitamente di una quindicina di minuti, si accumulano ormai ritardi cronici portando le tempistiche anche di parecchi minuti. Tanto che, regolarmente, si verificano code anche di venti ambulanze. Preoccupanti anche i dati relativi al contagio, ormai sempre più prossimi al picco registrato durante la seconda ondata, l’inverno scorso. Secondo i dati dell’Ufficio di statistica, dal 4 al 10 ottobre, una persona su 60, in Gran Bretagna, era contagiato dal Covid. Con differenti gradi di incidenza naturalmente. All’inizio del mese, a ogni modo, si registravano circa 30 mila nuovi positivi al giorno.
L’incidenza dei contagi
Rispetto a un altro Paese soggetto a un’escalation di contagi come la Russia, il Regno Unito fa registrare un’incidenza dei decessi estremamente inferiore. Circa un nono di quanti ne avvengono in territorio russo, con una media di circa 100 al giorno nell’ultima settimana. Numeri diversi rispetto alla Russia, che pure viaggia su un tasso di positività leggermente inferiore. A fare la differenza, secondo gli esperti, sarebbe la percentuale di popolazione over 12 vaccinata: l’80% in terra anglosassone, contro il 32% dei russi. Un quadro ulteriormente differenziato dal fatto che gli over 50 hanno già in parte ricevuto la somministrazione della terza dose.