Nella settimana dal 29 giugno al 5 luglio i nuovi casi di Covid-19 sono stati 595.349, con un aumento del 55% rispetto alla settimana precedente. I contagi settimanali crescono in tutte le regioni e sono 38 le province italiane che contano più di 1.000 casi per 100.000 abitanti. La crescita va di pari passo a un aumento del 33% del numero dei tamponi totali: da 1,6 milioni a 2,1 milioni.
Lo rileva il nuovo monitoraggio della Fondazione Gimbe. “L’aumento dei nuovi casi settimanali – dichiara il presidente Gimbe Nino Cartabellotta – per la terza settimana consecutiva supera il 50%, con un tempo di raddoppio di 10 giorni”.
Gimbe: +33% ricoveri e +36% intensive in 7 giorni
Il Covid-19 corre e si trascina dietro la crescita di pazienti ospedalizzati, in intensiva e deceduti. Dal 29 giugno al 5 luglio, i ricoveri con sintomi sono stati 8.003 rispetto a 6.035 della settimana precedente, ovvero +32,6%, e le terapie intensive 323 rispetto a 237, pari a +36,3%. A crescere sono anche i decessi, che sono stati 464 rispetto a 392 della settimana precedente, in aumento del 18%. Lo rileva il nuovo monitoraggio della Fondazione Gimbe. “Esistono reali motivi di preoccupazione”, commenta il presidente Nino Cartabellotta, anche perché “l’occupazione dei posti letto è destinata ad aumentare nelle prossime settimane”.
“Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe – i posti letto occupati in ‘area critica’ dal minimo di 183 del 12 giugno sono saliti a 323 il 5 luglio. In ‘area medica’, invece, dal minimo di 4.076 dell’11 giugno, sfiorano il raddoppio salendo a quota 8.003 il 5 luglio. Al 5 luglio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti Covid è del 12,5% in area medica, ma va dal 6,6% del Piemonte al 32,2% dell’Umbria, e del 3,5% in area critica (dallo 0% della Valle D’Aosta all’8,1% dell’Umbria) . “Segnano un netto aumento anche gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media di 40 ingressi al giorno rispetto ai 29 della settimana precedente”.
E’ un errore, secondo Gimbe, “la minimizzazione del quadro ospedaliero che si vede oggi nel dibattito pubblico” e in cui sottolinea l’attuale limitato impatto dell’ondata sulle terapie intensive e si rimarca sulla “capziosa distinzione tra pazienti ricoverati in area medica con Covid e per Covid”.
“Anche se siamo ancora molto lontani da situazioni di grave sovraccarico ospedaliero – spiega Nino Cartabellotta, presidente Gimbe – esistono reali motivi di preoccupazione. Innanzitutto, l’occupazione dei posti letto è destinata ad aumentare nelle prossime settimane, in un periodo in cui tra ferie estive e assenze per isolamento il personale sanitario è numericamente ridotto, con conseguente peggioramento della qualità dell’assistenza e aumento dello stress su chi è in servizio”.
In secondo luogo, “la maggior parte dei ricoveri in area medica riguarda pazienti anziani con patologie multiple, nelle quali il Covid peggiora un equilibrio di salute già instabile”. Infine, “il progressivo sovraccarico ospedaliero porta a rimandare prestazioni chirurgiche e visite specialistiche non urgenti, alimentando quelle liste di attesa che le Regioni non sono ancora riuscite a recuperare”.
In aumento le reinfezioni
Aumentano anche le reinfezioni, che in una settimana sono state 30.941, pari al 9,5% dei contagi totali, a fronte delle 8,4% dei 7 giorni precedenti. Si registra, naturalmente, un aumento del tasso di positività, che sale dal 14,1% al 17,1% per i tamponi molecolari e dal26,2% al 29,8% per gli antigenici rapidi. “Nella settimana 29 giugno-5 luglio i nuovi casi si attestano oltre quota 595 mila, con una media che supera gli 85 mila casi al giorno”, osserva Cartabellotta.
Tutte le Regioni registrano un incremento percentuale dei nuovi casi: dal 24,7% della Sardegna al 95,9% della Lombardia. Rispetto alla settimana precedente, in tutte le Province si rileva un aumento percentuale dei nuovi casi di Covid-19, che vanno dal +11,1% di Cagliari al +120,7% di Sondrio.
Le 38 province in cui si registrano 1.000 casi per 100.000 abitanti sono: Napoli (1.433), Lecce (1.395),Cagliari (1.270), Brindisi (1.262), Salerno (1.235), Padova (1.234), Siracusa(1.230), Latina (1.224), Caserta (1.222), Rimini (1.209), Roma (1.207), Chieti(1.164), Perugia (1.163), Forlì-Cesena (1.160), Catania (1.148), Ravenna (1.146), Sud Sardegna (1.143), Bari (1.134), Teramo (1.130), Pescara (1.122),Venezia (1.121), Treviso (1.105), Messina (1.093), Vicenza (1.081), Oristano(1.078), Ragusa (1.076), Ascoli Piceno (1.068), Rovigo (1.068), Palermo(1.068), Barletta-Andria-Trani (1.056), Taranto (1.055), Belluno (1.052),Agrigento (1.048), L’Aquila (1.047), Frosinone (1.035), Pavia (1.032), Ancona(1.008) e Matera (1.008).
Gimbe: Mascherine fondamentali, rischiamo un ‘lockdown di fatto'”
Una “crescita esponenziale dei contagi, che non contabilizza il sommerso dei casi non dichiarati”. “Quarte dosi al palo e con grande differenze regionali nelle coperture” e “un’alta percentuale di popolazione sintomatica o isolata, che rischia di determinare un ‘lockdown di fatto’ su vari servizi, inclusi quelli turistici”.
A descrivere gli effetti dell’ondata estiva di Covid, è Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, che mette in guardia: “in questa fase, oltre ad accelerare la somministrazione della 4/a dose nei pazienti vulnerabili, è indispensabile contenere la circolazione virale utilizzando le mascherine”.
In particolare, prosegue Cartabellotta ripreso da Ansa, le mascherine vanno utilizzate “al chiuso, in particolare in luoghi affollati e poco ventilati, oltre che all’aperto in condizioni di grandi assembramenti con attività ad elevata probabilità di contagio”.
Infatti, “bisogna chiedersi quanto costa al Paese, in termini di giornate lavorative perse, attività chiuse per Covid, vacanze cancellate, un’elevata percentuale di popolazione sintomatica o isolata a domicilio per Covid, che peraltro rischia di determinare un ‘lockdown di fatto’ su vari servizi, inclusi quelli turistici”.
Il netto aumento della circolazione virale, inoltre, spiega il presidente Gimbe, “aumenta la probabilità di contagio e lo sviluppo di malattia grave in chi ha fatto la terza dose da oltre 120 giorni: per questo appare un vero azzardo la scelta di rimandare la quarta dose all’autunno con i ‘vaccini aggiornati’, di cui ad oggi non si conoscono né le tempistiche di reale disponibilità né gli effetti sulla malattia grave”. Eppure la somministrazione procede molto a rilento. Nette sono le differenze regionali per la copertura con la quarta dose agli immunocompromessi: in base ai dati aggiornati al 6 luglio (ore 6), si va dal 10,7% della Calabria al 100% del Piemonte.
Mentre, per quanto riguarda la somministrazione della quarta dose alle altre persone fragili o over 80, si va dal 6,6% della Calabria al 41,3% del Piemonte. A esser ferme, sono anche le percentuali di chi ha ricevuto almeno una dose di vaccino (l’88% della platea vaccinabile) e di chi ha completato il ciclo. Mentre sono 6,84 milioni i non vaccinati, di cui 2,75 milioni di guariti protetti solo temporaneamente. Ben 7,89 milioni di persone, infine, non hanno ancora ricevuto la terza dose, e di questi 2,43 milioni sono guariti che non possono riceverla nell’immediato.