Sembra storia di un passato lontanissimo, eppure il doloroso ricordo del lockdown, dei distanziamenti sociali e di tutte le restrizioni messe in campo per cercare di arginare il dilagare della pandemia da coronavirus. Molti nonni hanno dovuto, per proteggere loro stessi e i loro cari, restare isolati, rinunciare agli incontri con i loro nipoti. Ma questo fatto, come ha influito sulla loro salute fisica e mentale?
Lo studio
L’allontanamento dai nipoti ha avuto un impatto negativo sulla salute mentale dei nonni. È quanto emerge da uno studio dell’University College of London, pubblicato su Journal of Gerontology: Social Sciences. Lo studio ha preso in esame 2.468 nonni inglesi: il 52% si prendeva cura dei nipoti ma il 10% aveva smesso di farlo durante i primi mesi di pandemia. Dalla ricerca è emerso che, a novembre e dicembre 2020, il 34,3% dei nonni che avevano smesso di prendersi cura dei nipoti riportava livelli più elevati di sintomi depressivi, come sentirsi tristi o avere un sonno irrequieto, rispetto al 26% di coloro che avevano continuato a vederli. I nonni separati dai nipoti segnalavano anche un minore valore di soddisfazione per la vita.
L’importanza di coinvolgere i nonni
“Prendersi cura dei nipoti può fornire ai nonni gratificazione emotiva e un senso di utilità e competenza, aumentando così la soddisfazione della vita. Il coinvolgimento dei nonni in tale attività familiare può, inoltre, fornire un senso di valore e attaccamento, rafforzando le relazioni intergenerazionali e gli scambi emotivi positivi, che potrebbero giovare alla salute mentale degli anziani“, spiega Giorgio Di Gessa, primo autore dello studio.