E’ ancora emergenza in Venezuela. Nel Paese la popolazione soffre la carenza di cibo dovuta al carovita. Mentre secondo l’opposizione, le proteste dei cittadini nella giornata di ieri avrebbero visto episodi di violenza ed efferatezza da parte delle forze dell’ordine.
Le proteste
L’opposizione in Venezuela ha denunciato che almeno sette persone sono rimaste ferite mercoledì durante le proteste e i saccheggi che, a causa della mancanza di cibo e benzina, hanno scosso la città di Cumanacoa, nello stato di Sucre, a est del Paese, durante la quarantena mantenuta in tutto il territorio nazionale per la pandemia di coronavirus, che in Venezuela registra 298 casi confermati e 10 vittime.
La denuncia dell’opposizione
Robert Alcalá, un deputato dell’Assemblea Nazionale controllata dall’opposizione, ha riferito che le persone sono state ferite in uno scontro con le forze di sicurezza, che hanno cercato di disperdere la protesta. “Sono tre uomini, due donne e due adolescenti. Le ferite includono fratture e presumibilmente un proiettile. Ci sono altre persone ferite che si rifiutano di andare in ospedale perché temono di essere arrestate”, ha detto il parlamentare su Twitter.
Video e foto in rete
Attraverso i social network, gli utenti hanno diffuso immagini e video di saccheggi e rivolte avvenuti nel corso della giornata di ieri da parte di residenti in vari negozi della città di Cumanacoa. Secondo il governo del presidente Nicolas Maduro, la carenza di carburante, peggiorata durante la quarantena in tutto il paese, è dovuta al “piano perverso del blocco navale degli Stati Uniti” che impedirebbe l’arrivo di forniture necessarie per la produzione del carburante. Per l‘opposizione guidata da Juan Guaidó, autoproclamato presidente ad interim del Paese, la situazione è una conseguenza del deterioramento della compagnia statale Petroleos de Venezuela (Pdvsa), che “subisce gli effetti di anni di cattiva gestione, mancanza di investimenti e corruzione da parte del regime di Maduro”.
Voto sospeso
Maduro ha già detto che le elezioni legislative, programmate per la fine dell’anno, dovranno attendere, come è successo con le elezioni regionali. “A questo punto non so se ci sarà il voto – ha dichiarato il leader del regime in un programma di radio -. Abbiamo questa priorità (la pandemia, ndr) e sarebbe irresponsabile da parte mia dire che ci saranno elezioni. Ci sono la Sala Costituzionale del Tribunale Supremo di Giustizia e l’Assemblea Nazionale Costituente, in caso ci sia bisogno di deliberare leggi e prendere decisioni”, ha concluso il presidente.
Il lavoro e la crisi
Con la quarantena prolungata fino al 13 maggio per ora, il regime ha sotto controllo l’ordine pubblico. Tuttavia, il lockdown non è un’opzione a lungo termine per il Venezuela, dal momento che più del 60% della popolazione vive di stipendi giornalieri e il 30% riceve denaro dall’estero dai famigliari, anche loro con finanze colpite per l’isolamento