Covid-19, Spallanzani: dopo virus, restano danni polmonari

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In piena emergenza Coronavirus, l’attenzione delle autorità e dei cittadini è concentrata quasi esclusivamente sul contingente con la volontà di salvare più vite umane possibile e di circoscrivere nel minor tempo possibile e con il miglior risultato ottenibile il diffondersi del Covid-19 che secondo uno studio (di cui discorriamo sotto) vede per ogni persona infetta almeno 5 o 10 contagiati. Ma la domanda da porsi a livello sanitario sarà poi un’altra e veramente dirimente. In che condizioni sono i pazienti che escono dalle terapie intensive? La risposta arriva da uno studio sui primi malati in Italia che verrà pubblicato sull’International Journal of Infectious Diseases, il quale riporta delle immagini scioccanti diffuse dai ricercatori dell‘Istituto nazionale di malattie infettive Spallanzani di Roma. 

Le immagini e i risultati

Il quadro dipinto dallo studio e dalle immagini dello Spalanzani fa intendere che i pazienti sopravvissuti al Coronavirus riportano gravi danni al sistema respiratorio ed in particolare ai polmoni. Le immagini sono e radiografie e le immagini della Tac dei polmoni appartenenti alle prime due persone risultate infette in Italia, due turisti cinesi in vacanza, e che dimostrano quanto può essere devastante il coronavirus. I due pazienti, un uomo di 67 anni e una donna di 65, erano in forma ed in salute, seguivano solo una terapia orale per tenere a bada l’ipertensione. Dopo aver riscontrato problemi respiratori e febbre, la coppia era stata sottoposta a test di laboratorio che avevano confermato l’infezione da virus SARS-COV-2. Entrambi i pazienti hanno continuato ad aggravarsi fino a sviluppare la sindrome da distress respiratorio dell’adulto (ARDS). Ci sono voluti solo quattro giorni per arrivare all’insufficienza respiratoria e due giorni dopo entrambi i pazienti respiravano solo grazie a un ventilatore. Le prime radiografie effettuate sui pazienti mostrano “opacita’ del vetro smerigliato, ossia dell’immagine ottenuta che dimostra delle complicazioni forse permanenti ai polmoni. Una menomazione importante che sembra sfatare con veemenza quanti andavano affermando che il Covid-19 era “solo un’influenza”.

Lo studio dell’Imperial College di Londra

Per ogni caso confermato di COVID-19, l’infezione scatenata dal coronavirus SARS-CoV-2, ce ne sarebbero dai cinque ai dieci presenti nelle comunità senza essere stati identificati dalle autorità sanitarie. A determinare questi dati è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati della Facoltà di medicina presso l’Imperial College di Londra, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Scienze della salute ambientale presso la Mailman School of Public Health dell’Università Columbia, del Dipartimento delle Risorse terrestri, aeree e idriche dell’Università della California, dell’Università di Hong Kong e dell’Università Tsinghua. I ricercatori, guidati dal professor Ruiyun Li, docente presso il Centro MRC per l’analisi globale delle malattie infettive dell’ateneo britannico, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver calcolato la diffusione del coronavirus prima che il governo di Pechino imponesse il blocco alla metropoli di Wuhan – da dove è partita la pandemia – e ad altre città della provincia dell’Hubei. Gli autori dello studio sottolineano che chi contrae la malattia dai casi lievi non identificati non necessariamente sviluppa una sintomatologia lieve, ma potrebbe finire anche in terapia intensiva, come riporta Shaman.

 

 

 

Gianpaolo Plini: