Alla fine ha ceduto anche il premier britannico, Boris Johnson. Il Regno Unito finisce in lockdown, come accaduto anche ad altri Paesi, praticamente un inedito assoluto per lo Stato britannico. Dopo qualche settimana di tentennamenti, rinvii e prese di posizione non del tutto convincenti, Johnson applica la misura più rigida per sconfiggere l’epidemia di coronavirus, sempre più dilagante in Gran Bretagna. Una decisione “severa ma necessaria”, che si affianca alle disposizioni dei giorni scorsi che avevano già bloccato parzialmente le attività, senza però frenare del tutto la forza produttiva interna. Ora invece la retromarcia: “Dovete rimanere a casa. Perché il coronavirus è una delle sfide più grandi degli ultimi decenni”.
L’annuncio
L’appello del premier è arrivato con un discorso alla Nazione in diretta televisiva, invitando i britannici a rispettare le disposizioni come già stanno facendo altre nazioni, europee e non. Obiettivo ultimo, contenere il contagio con la misura della restrizione: “La nostra sanità pubblica, come qualsiasi altra del mondo, verrebbe travolta da questo virus. Per questo ora è vitale ridurre il contagio. Se non rispetterete le regole, interverrà la polizia, anche con multe”. Una svolta di fatto, in un momento in cui l’amministrazione britannica avrebbe avuto decisamente da pensare al futuro della Brexit, trovandosi invece a fronteggiare un’emergenza imprevista e di ben altro spessore: “Immagino i disagi che creeranno. Ci aspettano tempi difficili e molti purtroppo moriranno. Ma ora non abbiamo scelta: tra tre settimane vedremo se potremo allentare qualche misura”.
Misure “italiane”
Come avvenuto per l’Italia, il governo britannico ha disposto solo alcune eccezioni, quali servizi essenziali (farmacie e supermercati) e breve attività sportiva all’aperto, in un raggio limitato e per poco tempo. Chiusi locali, pub e ristoranti, così come chiese e biblioteche, con disposizione inoltre del divieto di raduni in casa con persone che non vivano nella stessa abitazione.