In Europa c’è chi prova a riaprire ma anche chi, in virtù della curva dei contagi non ancora stabilmente in discesa, dispone ulteriori proroghe delle chiusure. In serata è infatti arrivato l’annuncio del presidente francese, Emmanuel Macron, di un prolungamento delle misure di lockdown fino al prossimo 11 maggio. Una misura che il leader dell’Eliseo ha annunciato dicendosi consapevole dello sforzo richiesto, spiegando al contempo che questo è l’unico modo per contrastare la diffusione del virus. Ancora un mese quindi, per rivedere aperte scuole e attività produttive in tutto il Paese, nel giorno in cui altri Stati europei, come Norvegia e Danimarca, hanno annunciato la ripresa graduale. Secondo Macron, infatti, “la Francia non era pronta” a un’emergenza tale e, anche in vista di una diminuzione progressiva, prudenza resta la parola d’ordine.
Qualche errore
Al momento, la Francia si aggira attorno alle 15 mila vittime, 574 in appena ventiquattro ore. Un bilancio che ha convinto Macron a prolungare ulteriormente il lockdown del Paese, così da spingere la popolazione a una Fase 2 più prudente e ragionata: “Come in tutti i Paesi del mondo: non abbiamo avuto abbastanza camici, guanti, gel, non abbiamo potuto distribuire altrettante maschere di quanto avessimo voluto”. Qualche errore commesso, spiega il presidente, di cui ci sarà bisogno di “trarre tutte le conseguenze a tempo debito” e dai quali “tutti impareremo, io compreso”.
Appello all’unità
Macron ha rinnovato il suo appello all’unità, invitando l’Europa a far fronte comune per debellare definitivamente l’emergenza e garantire una adeguata fase di ripresa. “Per quanto mi riguarda cercherò di portare in Europa la nostra voce affinché ci sia più unità e più solidarietà”, ha spiegato il presidente, affermando che le decisioni prese fin qui “sono andate nella giusta direzione, e abbiamo molto spinto per questo, che si tratti della Banca Centrale europea, della Commissione europea o dei governi. Ma siamo ad un momento di verità che impone più ambizione e audacia. È un momento di rifondazione”.
Ed estende il suo invito alla comunione di intendi anche ad altre parti del mondo: “Da soli non vinceremo mai, perché oggi a Bergamo, Madrid, Bruxelles, Londra, Pechino, New York Algeri o Dakar piangiamo i morti di uno stesso virus. Se il mondo si frammenta, è nostra responsabilità costruire sin da oggi nuove forme di solidarietà e di cooperazione“.