“L’immunità di gregge è un mito. Ha una connotazione di eugenetica”. Lo scrive Raina MacIntyre, capo del Programma di ricerca sulla biosicurezza dell’Università del New South Wales, ma è un’idea piuttosto diffusa. Tanto che, al netto dei diversi indici di contagio, praticamente nessun Paese ha deciso di puntare su tale strategia per sconfiggere la pandemia da coronavirus. Per chi ha deciso di provarci, invece, l’inversione di marcia è stata decisamente rapida. Non è stato il caso della Svezia, fra le nazioni che hanno deciso più tardi di adottare misure anti-Covid e che, per forza di inerzia, si trovano ora a far fronte a una situazione di escalation di contagi. Numeri che, a ogni modo, non hanno convinto né il governo svedese né l’Agenzia di Sanità pubblica che, tuttora, prosegue nell’adozione di provvedimenti soft per fronteggiare l’epidemia.
Il piano
Niente misure restrittive, né tantomeno lockdown: il governo guidato da Stefan Lofven, dotato peraltro di poteri speciali, non ritiene di dover stringere ulteriormente la vite per la popolazione svedese visto che, secondo quanto riferito dal vicedirettore dell’Agenzia di Sanità, Wallensten, il Paese ha raggiunto il suo picco più di una settimana fa. La strategia della Svezia è stata chiara fin dal principio: puntare sull’immunità di gregge per superare l’onda di marea senza stravolgere l’assetto sociale del Paese e, di conseguenza, senza subire l’impatto economico che toccherà affrontare al resto d’Europa.
Secondo la ricercatrice australiana MacIntyre, con una misura simile “si avrebbe un forte aumento dei contagi con poco vantaggio a cui seguirebbe la necessità di più lockdown, perché il sistema sanitario sarebbe troppo gravemente impattato”. Uno scenario che, peraltro, avrebbe un impatto economico di riflesso, visto che “si avrebbe metà della forza lavoro in malattia o in quarantena e una massiccia insorgenza del virus negli ospedali, a spese di altri interventi e trattamenti”.
No lockdown
Nell’ultimo bilancio, i numeri (- 194 contagi in 24 ore), sembravano aver parzialmente dato ragione al governo svedese ma, al momento, nessuna autorità medica sembra avallare tale strategia. Tranne l’Agenzia svedese, il cui epidemiologo Anders Tegnell, ha ribadito la validità del “no-lockdown”: “Ogni Paese – ha spiegato a ‘Nature’ – deve raggiungere l’immunità di gregge in un modo o nell’altro. Noi lo raggiungeremo in un modo diverso. Ci sono abbastanza segnali per dimostrare che possiamo pensare all’immunità di gregge. Finora sono stati segnalati pochissimi casi di re-infezione a livello globale. Non sappiamo quanto durerà l’immunità di gregge, ma c’è sicuramente una risposta immunitaria”.