Se finora si è trattato di un semplice riferimento quasi culturale per indicare un periodo di tensione fra due Stati, da qualche tempo a questa parte la locuzione “Guerra fredda” inizia ad assumere aspetti decisamente più rilevanti. Tanto che, nella sua ultima dichiarazione pubblica, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi lo ha utilizzato come esplicito riferimento a quella che, di qui a breve, potrebbe diventare il rapporto fra Stati Uniti e Cina. Colpa della vicenda coronavirus, goccia decisiva in un mare già fortemente agitato dalla guerra commerciale e dagli attacchi americani sulla gestione della vicenda Hong Kong, che rischia di portare Washington e Pechino in direzione di una gelata nei rapporti diplomatici.
L’aut aut
Wang Yi, in questo senso, è stato chiaro. Usa e Cina sono “a un passo da una nuova Guerra Fredda”, come detto in una conferenza stampa seguita alla sessione parlamentare. E questo nonostante l’auspicio di Pechino affinché entrambi i Paesi “cooperino in una logica win-win e di rispetto reciproco”, lasciando da parte i conflitti. Condizione per far questo, secondo Wang Yi è la rinuncia, da parte di Washington, “a voler cambiare la Cina” e rispettarne la volontà (e le modalità) di sviluppo. Altro nodo cruciale, la questione Covid-19, in particolare la sua nascita. Il sospetto che sia venuto in qualche modo fuori dal laboratorio di Wuhan, ipotesi in campo ma mai confermata, finora, da alcuna fonte ufficiale, rappresenta un ulteriore elemento di discordia fra Stati Uniti e Cina. E’ in relazione a questo aspetto della contesa che il ministro degli Esteri cinese accusa gli americani di “propagare informazioni non confermate”, additando la Cina come responsabile senza elementi probanti in mano.
Toni da gelo
La miglior prova di una fase in cui i rapporti fra i due Paesi sembrano indirizzati al minimo storico. La vicenda dazi, fin qui mitigata da azioni bilaterali, rischia di cedere il passo a una contesa ben più rischiosa, specie in vista di un’inchiesta internazionale sull’intera faccenda Covid-19, per la quale il ministro cinese ha annunciato massima collaborazione da parte di Pechino. Il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, aveva parlato di prove in mano agli americani in grado di dimostrare il coinvolgimento cinese non tanto nell’origine del virus, quanto nel ritardo con cui ne era stata comunicata al mondo la propagazione. Alla luce di questo, Wang Yi ha definito “immorali e inaccettabili” tutte le cause intentate contro Pechino in merito alla pandemia, spiegando che “la Cina di oggi non è quella di cento anni fa. Chiunque cerchi di usare ridicole accuse per minare la nostra sovranità andrà contro se stesso”. Toni, per l’appunto, da guerra fredda.