A oggi i malati sono2.470, un numero “al ribasso” secondo il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, che ha specificato che “non sono [ancora] pervenuti i dati della Puglia e della provincia autonoma di Trento”. Il totale dei positivi in Italia è 23.073, di cui 10.197 in isolamento domiciliare, 1.851 in terapia intensiva – confermano il trend del 10%-, i guariti 414 per un totale di 2.749, mentre i decessi sono 349. Borrelli conferma che nella giornata di oggi sono stati disposti sette trasferimenti tramite CROSS, per un totale di 47 finora trasferiti.
Il quadro italiano
Nel dettaglio i casi attualmente positivi sono 10.861 in Lombardia, 3.088 in Emilia-Romagna, 2.274 in Veneto, 1.185 nelle Marche, 1.405 in Piemonte, 841 in Toscana, 575 in Liguria, 472 nel Lazio, 363 in Campania, 346 in Friuli Venezia Giulia, 367 nella Provincia autonoma di Trento, 235 nella Provincia autonoma di Bolzano, 212 in Puglia, 203 in Sicilia, 159 in Umbria, 165 in Abruzzo, 87 in Calabria, 105 in Sardegna, 103 in Valle d’Aosta, 15 in Molise e 12 in Basilicata. I deceduti totali sono 2.158, ma questo numero potrà essere confermato solo dopo che l’Istituto Superiore di Sanità avrà stabilito la causa effettiva del decesso. Il capo della Protezione Civile ha ringraziato gli Evangelici Americani della Samaritan Pulse per aver donato una struttura ospedaliera mobile e letti di degenza per la terapia intensiva presso Cremona. Crescono anche le tende di pre-triage installate anche presso gli ospedali e i penitenziari, arrivate un numero di600.
Massimo rigore
“Questo è il tempo della massima attenzione e rigore per documentare la validità di approcci terapeutici che possono essere promettenti, ma la cui efficacia deve essere comprovata senza lasciarsi andare all’emotività. L’Italia sfortunatamente ha il numero maggiore di soggetti colpiti da Covid -19 ma ha anche la possibilità di rappresentare un punto di riferimento nella comunità scientifica internazionale e un ruolo pioneristico”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, che ha affiancato Borrelli in conferenza stampa. L’autorità sanitaria ha ribadito l’importanza di comprovare l’efficacia scientifica delle cure “senza cadere nell’emotività”.
Locatelli ha parlato di “studi rigorosamente condotti” nella ricerca di farmaci anti-virali e strategie di trattamento per ridurre l’iper-infiammazione, “che potrebbe essere alla base dell’insufficienza respiratoria” dei pazienti che siano “agili”. “Tutti noi abbiamo come stella polare […] il bisogno di dare risposte immediate” ha sottolineato.
“Aspettare qualche giorno”
Sulla particolarità dei cluster nella provincia di Bergamo e Brescia, Locatelli ha sottolineato l’assenza di anomalie, nonostante il numero marcato dei contagi nelle due provincie lombarde rispetto a regioni come l’Emilia-Romagna – dove l’incidenza è già alta. Locatelli ha, inoltre, ricordato che è possibile che il virus possa persistere su queste superfici, sebbene “questa modalità di contagio è marginale” rispetto ad altre, come gli abbracci o il tocco delle mani. Relativamente al picco dei contagi in Italia, Locatelli ha ricordato che le misure restrittive del Paese per andare a prevenire un’ondata non solo a livello nazionale è un modello di gestione dell’emergenza: “Che il virus possa mantenersi qualche mese, è possibile, ma nessuno ha i dati confutabili per dire ‘fino a quando'” ha specificato.
Mascherine e terapia intensiva
Sulla questione mascherine, il capo della Protezione Civile ha ricordato che bisogna “prendere atto che nel nostro Paese non esistono produzioni di questo tipo [mascherine]. Sulla struttura di terapia intensiva a Milano, Borrelli ha dato il suo plauso, sottolineando il “programma di potenziamento” nella Regione, pur tenendo conto delle altre regioni. Borrelli ha ricordato, inoltre, l’attività di potenziamento della pianificazione sanitaria nazionale attraverso l’installazione di posti in terapia intensiva e subintensiva. Sui tamponi, le autorità hanno ricordato che l’Italia è il Paese “che ha fatto il maggior numero di tamponi“. Resta ancora un mistero perché i più piccoli siano ‘risparmiati’ dal coronavirus rispetto ai più anziani. “Perché i bambini hanno una migliore capacità di gestire il coronavirus” è la domanda indiretta che si ripete Locatelli, che di professione è pediatra. Finora non si capisce la “capacità difensiva” dei bambini rispetto ai soggetti anziani, ma ritiene che studi specifici potranno essere utili anche per curare i più anziani. Nei casi di contagio, infatti, i bambini affetti da coronavirus sono spesso asintomatici.
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