Costa Argento, allarme inquinamento

L'Associazione Difesa di Ansedonia segnala la presenza di schiume maleodoranti nel tratto di mare della Costa Argento, nella Maremma meridionale

Inquinamento Costa Argento
Foto di Ante Hamersmit su Unsplash

Esposto alla Procura di Grosseto (e non solo) da parte dell’Associazione Difesa di Ansedonia, che lancia un allarme sulla presenza di criticità ambientali presso la Costa Argento, in Toscana. In particolare, l’associazione ha evidenziato la presenza di macchie di schiume maleodoranti sulle acque del litorale. Una situazione che, a quanto pare, si manifesterebbe ciclicamente già da qualche tempo.

Allarme in Costa Argento

Sos Costa d’Argento, “un ambiente in costante e continuo degrado“. Con un lungo e dettagliato esposto alla procura di Grosseto, al governatore della Toscana, al sindaco di Orbetello, al comandante della Stazione dei Carabinieri e all’Arpat la presidente dell’Associazione difesa di Ansedonia e 364 cittadini hanno chiesto alle autorità competenti di adottare tempestivamente “ogni iniziativa di legge” utile ad evitare “danni irreparabili ad una delle perle ambientali e paesaggistiche della costa toscana” e le prevedibili ricadute sul sistema economico “legato alle attività turistico ricreative”.

“Cattiva gestione”

La Costa d’Argento è un lungo tratto di litorale nella Maremma meridionale, che si trova in Provincia di Grosseto e si estende sino al confine con il Lazio: fa parte del “Santuario Pelagos”, l’unica area marina internazionale dedicata alla protezione dei mammiferi marini e dei loro habitat nel Mar Mediterraneo. Ma le “criticità ambientali emerse negli ultimi anni”, secondo i promotori, sin qui “non sono state correttamente affrontate dagli enti competenti” e il conto da pagare rischia di essere sempre più elevato. Come ricordano i sottoscrittori dell’esposto, “la cattiva gestione della Laguna di Orbetello (scarsa ossigenazione delle acque, mancato escavo dei fondali e dei canali di navigazione, mancata riduzione/prelievo della biomassa algale) ha causato in passato crisi anossiche e distrofiche, che hanno portato alla moria di quintali di pesce con conseguenti danni economici, ambientali, sanitari e di immagine per il territorio”.

La spiaggia della Tagliata

Non solo: la Laguna è anche un “sistema produttivo” con stabilimenti di allevamento di alcune specie di ittiofauna che scaricano i reflui industriali e civili “aumentando sia il rischio di anossie ed eutrofizzazioni lagunari che il rischio igienico-sanitario per i bagnanti, visto che tali acque, attraverso un canale, arrivano successivamente in mare”. Il 26 maggio 2023 la spiaggia della Feniglia – lato Ansedonia è stata chiusa alla balneazione per il superamento dei limiti normativi dei batteri fecali. E stessa sorte il 4 giugno scorso è toccata alla spiaggia della Tagliata: mentre “presso il Promontorio di Ansedonia, da diversi anni, sia in inverno che in estate, sono presenti in mare estese macchie di schiume galleggianti maleodoranti, che sottoposte ad analisi da parte di Arpat e Capitaneria di Porto hanno rivelato la presenza di tensioattivi (saponi), di batteri fecali e di tossicità.

Origine sconosciuta

L’origine di tale contaminazione, benché più volte segnalata agli enti competenti, è tuttora ignota”. Sempre secondo gli autori dell’esposto, il depuratore di Terrarossa funziona “solo parzialmente: nel dicembre 2022 è stato messo sotto sequestro ed è ancora oggetto di indagini da parte della procura di Grosseto”. Da qui la richiesta alle autorità di svolgere “ogni opportuno accertamento attraverso controlli e campionamento delle acque antistanti le spiagge Tagliata e Feniglia e dei luoghi limitrofi volte a scongiurare pericoli di inquinamento ambientale” così come quella di “accertare l’esistenza ed il funzionamento dei depuratori sia delle imprese di produzione ittica che dello smaltimento dei reflui di quella parte di costa che scarica nella zona di Ansedonia versante Tagliata”.

Fonte: Agi