Primo piano

Coronavirus, Usa e Brasile: è ancora emergenza

Tocca la tragica cifra dei 160 mila decessi globali la pandemia da coronavirus, che continua indiscriminatamente a colpire in quasi tutte le aree del Pianeta. Ad aprire la fila, nel bilancio di contagi e vittime, sono ancora gli Stati Uniti che, secondo la Johns Hopkins University, contano a oggi 732.197 casi di Covid-19. Un numero abnorme, al quale si aggiungono i 39.089 decessi registrati finora. Numeri che la dicono lunga sull’emergenza vissuta dagli americani che, nonostante tutto, provano a ripartire a scaglioni: via libera, moderato, sia in Texas che in Vermont, dove a partire da lunedì riapriranno alcune attività. Ancora una settimana di stop, invece, per Stati come il Montana. Nel frattempo, Trump spiega che si continuano “a vedere una serie di segnali positivi che il virus ha superato il suo picco”.

Assalto alle spiagge

L’allentamento delle misure annunciato dal presidente (a fronte di un lockdown mai arrivato del tutto) ha prodotto però alcuni effetti collaterali, come la presa d’assalto delle spiagge in Florida dove, complici le temperature estive, si sono riversate centinaia di persone (specie sul litorale di Jacksonville). Un assembramento che, a quanto sembra, non ha visto il rispetto delle distanze sociali richieste dal governatore Ron DeSantis. La rimozione delle barriere in alcune aree, a ogni modo, non ha fermato l’ondata di contagi: 669, infatti, sono stati riscontrati fra i marinai della portaerei Theodore Roosevelt, un incremento sensibile rispetto a una settimana fa, quando il conteggio si attestava a 585.

Emergenza in Brasile

Non migliora la situazione in Brasile, il Paese dell’America latina più colpita dal coronavirus. Particolarmente in difficoltà l’area di San Paolo, dove l’amministrazione si è vista costretta ad ampliare il locale cimitero di Vila Formosa, mettendo delle ruspe al lavoro per scavare nuovi luoghi di sepoltura: “Faremo tutto il possibile – ha spiegato il sindaco Bruno Covas – per evitare a San Paolo il ripetersi di scene che abbiamo visto in varie parti del mondo, dall’Ecuador agli Stati Uniti. Vogliamo essere preparati per garantire alle famiglie delle vittime di coronavirus una degna sepoltura dei propri cari“.

DM

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