“Vediamo che la situazione sta andando nella direzione sbagliata, la situazione è molto grave”. A suonare l’allarme è il primo ministro Peter Lofven, che parla di un Paese, la Svezia, in difficoltà. Il quale, peraltro, era stato fra coloro che avevano affrontato la prima ondata adottando misure meno severe. Al momento, però, la Svezia fa i conti con numeri preoccupanti, soprattutto per quanto riguarda le terapie intensive: a oggi per il Covid-19, è ricoverato in tali reparti un paziente su 5. Un dato riferito dal ministro della Salute, Lena Hallengren. Ricalcando il messaggio della cancelliera tedesca, Angela Merkel, il premier Lofven sottolinea che dinnanzi al Paese si pone “un lungo inverno davanti a noi. Dobbiamo fare il massimo per ridurre la diffusione dell’infezione”.
Il cammino della Svezia
In diverse regioni svedesi, vige già la disposizione, per i cittadini, di non uscire se non per ragioni di necessità. Questo a fronte di un trend di contagi in costante salita, che al momento parla complessivamente di 134.500 contagi e 5.969 decessi. Numeri più bassi (da calcolare su 10,3 milioni di abitanti) rispetto al sud dell’Europa ma comunque il più alto nell’ambito della regione scandinava. Finora, nessun lockdown è stato imposto nel Paese, scelta che ha pagato solo in parte.
La Svezia, infatti, non è stata esentata né dalla prima né dalla seconda ondata, con misure più severe adottate nella prima fase solo dopo l’incremento dei contagi, dopo aver inizialmente tentato la via dell’immunità di gregge. Fra le misure che verranno adottate a breve, una limitazione di otto persone ai tavoli di bar e ristoranti. Più l’invito, valido per altre tre regioni a partire dalle prossime ore, a non recarsi nei luoghi dello shopping, in musei e biblioteche. Evitando anche il più possibile di utilizzare i mezzi pubblici.