Coronavirus, Di Lorenzo: “Per il vaccino da settembre ogni momento è buono”

Logo Interris - Vaccino contro il Covid, la Johnson & Johnson preme sull'acceleratore

Logo INTERRIS in sostituzione per l'articolo: Vaccino contro il Covid, la Johnson & Johnson preme sull'acceleratore

Lieve calo dei contagi da Coronavirus in Italia: sono 1.444 (contro i 1.462 di ieri) nelle ultime 24 ore. Una sola vittima, invece, dopo le 9 di ieri. Nuovo record dei tamponi che sfiorano quota 100 mila (sono 99.108), secondo i dati del ministero della Salute.

“Continuiamo a lavorare con cauto ottimismo”

“Siamo in attesa fiduciosa che, entro un tempo abbastanza contenuto, si possa registrare un risultato positivo” sul vaccino anti Covid-19 frutto di un’alleanza tra l’università britannica di Oxford, la divisione Advent dell’Irbm di Pomezia (Roma) e il colosso farmaceutico anglo svedese Astra Zeneca. Lo spiega all’Adnkronos Salute Piero Di Lorenzo, amministratore delegato e presidente Irbm, dopo che l’Unione europea ha firmato proprio con AstraZeneca il primo contratto per l’acquisto del futuro prodotto-scudo.

“Come ha detto il presidente di AstraZeneca”, gruppo che sarà il distributore del vaccino, che “sta coordinando la produzione a rischio e ha il polso globale della situazione – ricorda Di Lorenzo – dalla fine di settembre qualunque momento è buono” per centrare l’obiettivo.

Fiduciosa attesa del risultato finale

“Per quanto ci riguarda – continua il presidente e Ad di Irbm – continuiamo a fare il nostro lavoro che è quello della messa a punto delle dosi sperimentali. Incrociamo le dita” e “allo stato – ribadisce – siamo con cauto ottimismo in fiduciosa attesa del risultato finale. Siamo alla fase finale della fase III”, l’ultima dell’iter di sperimentazione clinica, ricorda Di Lorenzo. “Penso quindi che” in Ue “abbiano ritenuto che questo candidato vaccino sia abbastanza avanzato e che quindi fosse giusto farsi avanti per prenotare”.

Coronavirus, Ordine Medici: “Protezioni ancora centellinate, pronti a denunce”

Sulla fornitura dei dispositivi di protezione per i medici “ancora oggi emergono una disparità tra le regioni e una mentalità di centellinare sulla distribuzione dei materiali. Mi è stato raccontato di pacchi di guanti da 100 divisi e contati, uno ad uno, nella distribuzione a medici di famiglia, come se si temesse di eccedere.

Sulla protezione, però, non si può scherzare. E noi vigileremo, pronti a denunciare alla magistratura di fronte a scarsità o mancanza di dispositivi. 176 medici morti sono un monito“. A dirlo all’Adnkronos Salute è il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici e degli Odontoiatri, Filippo Anelli.

La sicurezza, continua, “è un diritto. Non c’è amministratore che possa accampare qualsiasi tipo di scusa per giustificare una riduzione dei dispositivi. Questo paventa una lesione del diritto all’integrità psicofisica”, aggiunge Anelli.
Rossella Avella: