Coronavirus, primo caso a Santa Marta

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Sarebbe arrivato a Casa Santa Marta il Covid-19: come riferito dal Messaggero, infatti, un funzionario della Segreteria di Stato, collaboratore di Papa Francesco, sarebbe risultato positivo al tampone per il coronavirus, per poi essere ricoverato al Columbus-Covid 2 Hospital, in condizioni date comunque tutto sommato buone. Al netto di possibili ulteriori conferme, la notizia riportata dal quotidiano romano e rimbalzata in breve sul web, ha riacceso la discussione sull’eventuale lockdown del Vaticano dove, probabilmente, nelle prossime ore avverranno operazioni di sanificazione sia di Casa Santa Marta che del Palazzo Apostolico e della Segreteria di Stato. Il funzionario si andrebbe ad aggiungere quindi ad altre tre persone risultate positive al coronavirus, due dipendenti dei Musei Vaticani e un operaio del Governatorato.

La Pasqua

Una notizia che, a ogni modo, non ha per il momento ricevuto la conferma ufficiale, che arriverebbe in caso di una nota apposita della Santa Sede. Per il momento, anche il Vaticano affronta l’emergenza coronavirus disponendo misure cautelative, che riguarderanno naturalmente anche il periodo della Pasqua, durante il quale non verrà svolta la Via Crucis né la lavanda dei piedi, mentre la messa della Domenica delle Palme avverrà “a porte chiuse”. Non si fermeranno, naturalmente, i momenti di preghiera, con vescovi e sacerdoti invitati a celebrare utilizzando ” i mezzi di comunicazione telematica in diretta, non registrata”.

Il Padre Nostro

Nel frattempo, è proprio Papa Francesco a invitare i fedeli a restare uniti nel momento più difficile: “Come figli fiduciosi – ha detto nell’introduzione alla preghiera del Padre Nostro – ci rivolgiamo al Padre. Lo facciamo tutti i giorni, più volte al giorno; ma in questo momento vogliamo implorare misericordia per l’umanità duramente provata dalla pandemia di coronavirus. E lo facciamo insieme, cristiani di ogni Chiesa e Comunità, di ogni tradizione, di ogni età, lingua e nazione. Preghiamo per i malati e le loro famiglie; per gli operatori sanitari e quanti li aiutano; per le autorità, le forze dell’ordine e i volontari; per i ministri delle nostre comunità”.

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