Conference call con il favore della notte per la Banca centrale europea, che dopo averlo annunciato nella controversa conferenza stampa di qualche giorno fa, vara l’incremento del quantitative easing, portando a 750 miliardi di euro la cifra in titoli da acquistare per fronteggiare l’emergenza coronavirus. E, magari, fornire un paracadute all’economia europea, fortemente provata dagli effetti del Covid-19. Un’accelerata impressa in fretta dopo l’ennesima giornata in rosso per i principali listini europei, tutti in negativo sia per effetti diretti che riflessi della pandemia sulle contrattazioni: “Tempi straordinari richiedono azioni straordinarie”, ha spiegato la presidente della Bce Christine Lagarde. E aggiunge che “non ci sono limiti all’impegno della Bce per l’Euro”.
Contro la recessione
Anche l’andamento dello spread (schizzato in giornata oltre i 300 punti), nonostante tutto, ha convinto la Banca centrale europea ad andare avanti con le misure emergenziali previste. Misure che, come spiegato in una nota dalla stessa Bce, resteranno in vigore “finché la Bce non giudicherà che la crisi del Covid-19 è finita, ma in ogni caso non terminerà prima di fine anno”. In sostanza, una cifra monstre che significa un’importante piano salva-Euro, in previsione di una recessione che da Bruxelles è stata quantificata in circa il 5%, qualora le attuali disposizioni dei vari governi dovesse proseguire ancora un po’ (almeno tre mesi).
Piano paracadute
Misure imponenti, e non è detto nemmeno che bastino. Di sicuro, però, l’incentivo di liquidità della Bce potrebbe costituire un importante ammortizzatore economico per tutte quelle imprese che la crisi congiunta di domanda e offerta ha costretto a chiudere. E che rischia di far fallire. In questo senso, il maxi-paracadute servirà proprio a tamponare l’emorragia e garantire alle aziende quella liquidità portata da una strategia semplice: l’acquisto dei debiti, alleviando il peso dei crediti sulle aziende e garantendo, probabilmente, i posti di lavoro ad operai e impiegati. Un primo passo in seno a un’Europa chiamata a dire la sua. E che mai come stavolta dovrà essere d’accordo su tutto.