C’è da dire che nemmeno il Parlamento inglese pare abbia ben accolto le sue parole. Ma è fuor di dubbio che il rimbalzo principale della frase arrivasse fra l’opinione pubblica dei Paesi interessati, anche se non in contesti formali. In seduta alla Camera dei Comuni, chiamato a riferire sull’andamento del coronavirus nel Regno Unito, Boris Johnson aveva risposto a un quesito citando l’Italia. A precisa domanda peraltro, con i parlamentari della Camera bassa a chiedere come mai, nel nostro Paese e in altri, si fosse riusciti a contenere il riverbero del Covid-19 meglio che in Gran Bretagna. Secondo il premier, il motivo è semplice: “Il Regno Unito è un Paese che ama la libertà”. Un’affermazione accolta con interdizione dall’aula e, probabilmente, non quella che i Comuni si aspettavano di sentire. E alla quale ha ribattuto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
La replica di Mattarella
La risposta al premier britannico arriva dal Capo dello Stato, che si rivolge a Johnson da Sassari. “Anche noi italiani amiamo la libertà – ha detto – ma abbiamo a cuore anche la serietà“. Un commento lapidario, che arriva a margine della cerimonia in ricordo del suo predecessore, Francesco Cossiga, scomparso nel 2010. Una frase che, specificano dal Quirinale, il Capo dello Stato ha pronunciato in un contesto informale. Resta il fatto che la dichiarazione di Johnson abbia suscitato interdizione, se non altro perché pronunciata in una fase in cui il Paese affronta una pericolosa escalation di contagi. Inoltre, per esteso, il premier aveva citato anche i tedeschi, ponendo la questione in risposta a una “question” posta dallo speaker dei Comuni (e laburista) Ben Bradshaw.
La risposta di Johnson
A tale domanda, Johnson aveva spiegato: “Potrebbe essere che abbiano un sistema di test e di tracciamento pubblico e a livello territoriale che funzioni per davvero”. Per poi sottolineare un altro aspetto: “C’è un’importante differenza tra il nostro Paese e il resto del mondo. Ci sono Paesi che amano la libertà e se guardate alla storia di questo Paese negli ultimi 300 anni è sempre stato all’avanguardia per libertà di pensiero e democrazia. È difficile costringere il nostro popolo a obbedire in modo uniforme alle linee guida considerate indispensabili”.