Coronavirus, terza ondata a Hong Kong: città in lockdown

Escalaton di contagi nella megalopoli asiatica. Il governo locale chiude la città, stop anche a ristoranti e piscine

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Non è solo la protesta che corre nelle strade di Hong Kong. Il governo cittadino ha infatti disposto nuove restrizioni e, stavolta, è qualcosa di mai visto nella metropoli asiatica. Chiusi i ristoranti, senza servizio ridotto (come era invece accaduto durante il lockdown), e obbligo di mascherina in tutti i luoghi pubblici, anche all’aperto. In attesa, peraltro, che diventi ufficiale il divieto di assembramenti con più di due persone. Misure mai viste finora a Hong Kong, nonostante il lockdown fosse arrivato anche qui e la Cina fosse stato il primo Paese a fare seri conti con il coronavirus. Sigilli anche alle attività ludiche e sportive, smartworking ripristinato, tamponi a raffica e tutti di nuovo in casa. Per quanto possibile.

Hong Kong in quarantena

Una situazione del tutto inedita per la città, finora emblema del riuscito contrasto al coronavirus senza sigillarsi in casa. Niente di tutto questo stavolta: Hong Kong si vede costretta a chiudere dopo il preoccupante aumento dei contagi, salito vertiginosamente rispetto a quello che, finora, era stato il picco. Ovvero, 65 infetti in un giorno nel mese di marzo. Ora i numeri sono decisamente più elevati (le cifre hanno superato il centinaio giornaliero) e il governatorato si è detto “estremamente preoccupato” per quella che, a conti fatti, si prospetta come il periodo peggiore per la città sul piano della pandemia. Difficoltà, al momento, nel rintracciare le origini dei focolai, anche se le autorità attribuiscono la nuova (e mai vista) ondata a delle pecche nella regolamentazione degli ingressi, soprattutto dalla Cina.

Allarme sanitario

Da stabilire quanto e come la nuova ondata di contagi influirà sull’agitazione sociale della città. Ricordando, peraltro, l’appuntamento con il Legislative Council, elezioni attese e appuntamento cruciale per settembre. Rimandabile a questo punto, anche in virtù dell’allarme lanciato dal sistema sanitario hongkonghese, il quale ha fatto sapere di non essere in grado di fronteggiare l’escalation di contagi. Ricevendo, quasi immediatamente, la risposta di Pechino, che ha garantito un supporto, rafforzando ospedali e test per la cittadinanza. Il tutto sulle braci di una protesta che continua.