Le sue condizioni non accennavano a migliorare, con forte febbre e le altre difficoltà legate al contagio da Covid-19. Ora, secondo quanto riferito da fonti britanniche, il primo ministro inglese, Boris Johnson, è stato trasferito in un reparto di terapia intensiva. Una notizia che sconvolge inevitabilmente l’opinione pubblica britannica, a 24 ore dallo storico discorso della regina Elisabetta II e in un momento storico in cui il Regno Unito inizia a fare realmente i conti con il dilagare dell’emergenza sanitaria che ha già messo in ginocchio altri Paesi europei. Delle condizioni del premier ha riferito una nota stampa rilasciata da Downing Street, nella quale si spiega che “fin da domenica sera il primo ministro è stato preso in cura dai medici del St Thomas Hospital, a Londra, dopo essere stato ricoverato per sintomi persistenti di coronavirus. Nel corso del pomeriggio le condizioni del Primo Ministro sono peggiorate e, su raccomandazione del suo team medico, è stato trasferito nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale”.
L’uomo della Brexit
Aveva promesso che avrebbe continuato a tenere le redini del governo Boris Johnson, annunciando di aver contratto il virus sul finire del mese di marzo. Ora, però, il primo ministro lascia le chiavi di Downing Street al ministro degli Esteri, Dominic Raab, con il compito di sostituirlo per quanto necessario. Nella speranza che il tutto si risolva al più presto, l’emergenza che attanaglia il mondo del 2020 e anche il ricovero di un premier che, nonostante qualche posizione discutibile, ha portato la Gran Bretagna a risolvere il primo grave nodo della vicenda Brexit. Diverso, invece, l’approccio alla questione coronavirus, affrontato inizialmente puntando sull’immunità di gregge, senza applicare le rigide misure adottate da altri Paesi, come il lockdown generale (inizialmente disposto solo per gli anziani). Un provvedimento arrivato solo quando l’ondata di contagi aveva iniziato a prendere piede in tutto il Paese.
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