Servirà davvero una potenza di fuoco per tornare perlomeno a grandi linee a una situazione pre-coronavirus. Ne è convinto l’Istituto di Statistica, che ribadisce i dati allarmanti resi noti dal Centro studi di Confindustria in merito allo choc economico portato dalla pandemia. In realtà, il quadro Istat è ancora più cupo: “Lo scenario internazionale è dominato dall’emergenza sanitaria – scrive nella nota mensile -. Le necessarie misure di contenimento del Covid-19 stanno causando uno choc generalizzato, senza precedenti storici, che coinvolge sia l’offerta sia la domanda”. Niente di nuovo a dire il vero, visto che l’Istituto aveva già avanzato tali previsioni in occasione della valutazione sul decreto Cura Italia, confermando sostanzialmente le sensazioni di allora: il rischio di andare incontro a una crisi peggiore addirittura di quella del 2008.
Il quadro
Il punto, secondo l’Istituto di ricerca, è che “oltre agli effetti diretti connessi alla sospensione dell’attività nei settori coinvolti nei provvedimenti, il sistema produttivo subirebbe anche gli effetti indiretti legati alle relazioni intersettoriali”. In questo senso, “le misure volte a limitare il contagio da Covid-19 hanno portato, nelle ultime settimane, alla progressiva chiusura, parziale o totale, di un elevato numero di attività produttive“, rileva l’Istat, aggiungendo che se le limitazioni durassero solo fino alla fine di aprile, determinerebbero “una riduzione dei consumi finali pari al 4,1%” su base annua. In sostanza, “seppure limitate nel tempo e ristrette a un sottoinsieme di settori di attività economica”, le misure prese per il contenimento del Coronavirus “sono in grado di generare uno choc rilevante e diffuso sull’intero sistema produttivo”. In caso restassero in vigore anche nei mesi di maggio e giugno, “la riduzione dei consumi sarebbe del 9,9%, con una contrazione complessiva del valore aggiunto pari al 4,5%“.