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Conte, le tre fasi per uscire dall’emergenza Covid-19

“Non siamo nelle condizioni di dire che il 14 aprile allenteremo le misure”. E’ stato chiaro il premier Conte, ribadendo nella conferenza della nuova proroga qualche concetto di fondo agli italiani, oltre a segnare la nuova “x” rossa sul calendario. Di sicuro, però, il lockdown durerà fino al 13 del mese che verrà. Pasquetta per intenderci, il Lunedì dell’Angelo che, solitamente, coincide (a discrezione del meteo) con la prima sortita primaverile della stagione. Niente di tutto questo in tempo di coronavirus. Non si uscirà a Pasquetta e nemmeno a Pasqua, per la colazione con i parenti e nemmeno per portare le uova ai nipotini. Fino al 13 aprile non se ne parla, perché l’Italia non può permettersi di vanificare gli sforzi fatti finora, non può allentare la presa proprio ora che, timidamente, si iniziano a intravedere le prime flessioni nella curva del contagio. No, fino al 13 niente. Se ne riparlerà magari a partire dal giorno successivo, quando si potrà ragionare, ascoltando i pareri degli esperti, per capire se il nostro Paese potrà concedersi di girare la vite in senso opposto.

La fase due

Tre fasi le ha definite il premier. Nella prima ci siamo dentro: è quella del lockdown, delle misure restrittive, dell’hashtag #iorestoacasa. In sostanza, la fase dell’emergenza vera e propria, quella in cui è necessario il maggior sacrificio in nome della tutela della salute pubblica. Osservanza che la stragrande maggioranza degli italiani ha dimostrato di saper tenere, rinunciando alle uscite, sospendendo il lavoro, accettando le misure adottate. A chi ha dimostrato il contrario, Conte ha ricordato cosa rischia. Al momento, però, il “come” sta iniziando a lasciar spazio al “quando”. Perché altre due settimane di quarantena potrebbero non garantire un allentamento immediato e perché, come precisato dal presidente del Consiglio, tutto sarà graduale, concessioni comprese. Il che, in sostanza, allunga oltremodo le tempistiche per la fase tre, quella in cui entreremo quando l’incubo sarà finito e quando il nostro Paese dovrà ricominciare. Letteralmente.

La nuova sfida

In sostanza, ci aspettano due settimane cruciali. Preso atto di Pasqua e Pasquetta da trascorrere in casa, tutto starà nel fare del nostro meglio affinché lo stop forzato sortisca l’effetto sperato, ovvero flettere quel tanto che basta l’onda dei contagi per permettere l’inizio della seconda fase. In questo senso, Conte smentisce anche l’ipotesi dell’allungamento al 3 maggio (emersa in giornata), perché fare previsioni ora non sarebbe fattibile. Per la terza fase ci vorrà tempo, sia per arrivarci che per completarla visto che, come ha detto il premier, sarà quella ” di uscita dall’emergenza, della ricostruzione, del rilancio”. La partita, ora, si gioca sul fronte interno e magari anche su quello europeo. C’è da garantire un sostegno alle famiglie, ai cittadini in difficoltà. Ora, mentre i medici fronteggiano l’emergenza sanitaria, il governo dovrà tamponare l’emorragia economica e sociale. Perché ci sarà un intero sistema produttivo da rilanciare e ancora tante famiglie in attesa di risposte.

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