La Corte Costituzionale, o Consulta che dir si voglia, è balzata prepotentemente agli onori della cronaca a seguito della bocciatura del blocco della perequazione per molti pensionati, voluto dal Decreto Salva Italia del Governo Monti. In termini prettamente economici, quella sentenza ha causato un buco di quasi 20 miliardi al governo. In questi giorni Renzi ha già stabilito un primo piano di rimborso ma la storia andrà avanti ancora per un bel po’. Per i meno esperti la Corte Costituzionale è un organo che ha il compito di vigilare se le leggi emanate da governo e Parlamento non vadano contro le regole stabilite dalla nostra Costituzione. E’ composta da 15 giudici nominati, in parti uguali, dal Presidente della Repubblica, dal Parlamento e dalle supreme magistrature. Le sue sentenze sono incontestabili e vengono emanate a maggioranza.
Per esempio per la sentenza contro la Legge Fornero erano presenti solo 12 giudici. La votazione terminò 6 a 6 e solo grazie al voto del presidente della Consulta che da regolamento vale doppio fu approvata la bocciatura del blocco agli aumenti previsti per i pensionati. Quel giorno mancava un giudice per questioni di salute, uno che è vacante da tempo perché il centrodestra non riuscì a far eleggere (serve il voto favorevole di due terzi del Parlamento) ed uno, Sergio Mattarella che nel frattempo è diventato Presidente della Repubblica. Insomma, non si tratta di un soggetto marginale all’interno dello scacchiere politico. Il suo ruolo, dal punto di vista formale, è solamente tecnico. Ma è del tutto evidente che sotto il profilo sostanziale le sue sentenze hanno una grande valenza politica. E così il prossimo 11 giugno è prevista la convocazione del Parlamento per l’elezione dei giudici mancanti e a Renzi questa data sta molto a cuore. Il premier deve cercare di mandare alla Consulta nomi che possibilmente non diano al governo altre spiacevoli sorprese.
Solo eleggendo soggetti amici può evitare di far diventare la Consulta sua nemica come nel caso della sentenza sulla Fornero. Per fare un esempio si dice che Giuliano Amato, espressione della politica tra i giudici della Consulta, avrebbe votato contro la sentenza sulle pensioni che ha, di fatto, condannato il governo a risarcire i pensionati. In pratica si cerca di avere dentro la Consulta qualcuno che curi gli interessi del Governo e poi dei cittadini. Ecco perché nell’agenda del premier, l’elezione dei posti vacanti in Corte Costituzionale, è ai primissimi posti. Anche perché nei palazzi della politica si va dicendo che dietro alla stangata rifilata al governo sulle pensioni vi sia la mano di Amato che in questo modo si sarebbe vendicato della mancata elezione al Quirinale. Il professor Sottile era convinto di avere in mano le carte giuste per completare in moto vittorioso l’ultimo miglio, ovvero quello che separa il Colle dal voto in Parlamento,
Invece Renzi ha scelto Mattarella che proviene proprio dalla Consulta. Per Amato si sarebbe trattato di un doppio “tradimento”. Ma il caso delle pensioni potrebbe essere solo il primo di una lunga serie. A breve la Consulta dovrà esprimersi sul blocco dei contratti pubblici, che da cinque anni è in vigore e che non vale meno di 12 miliardi in termini economici. Dovesse arrivare il parere sfavorevole della Consulta, il governo dovrebbe rimborsare i dipendenti pubblici per il blocco agli aumenti degli stipendi come è stato per i pensionati. Questo qualora la Consulta, come è stato per le pensioni, renda la sentenza retroattiva.
Altra gatta da pelare la sentenza contro il contributo di solidarietà sopra euro 90.000 voluto dal Governo Letta. In passato per interventi simili di altri governi, per esempio quello di Tremonti, la sentenza fu contraria al contributo ed il Governo costretto a correre ai ripari.
Infine c’è la sentenza sugli interessi e sui compensi di riscossione di Equitalia, che si aggiungerebbe ai probabili ricorsi per le cartelle firmate dai dirigenti delle Entrate che proprio la Consulta ha fatto decadere quest’anno, creando così una situazione di palese emergenza. Insomma si prospettano tempi duri per il governo, e non potrebbe essere diversamente. Dopo le elezioni regionali maggio vedremo che scenari si apriranno e come si muoverà la Consulta che, di fatto, ha in mano le chiavi di casa dell’Italia.