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Confindustria: “Scenario molto incerto per l’Italia”

Il rapporto mensile "Congiuntura Flash" di Confindustria mostra come lo scenario in Italia non sia dei migliori con l'inflazione "troppo alta troppo a lungo"

Quello dell’Italia è uno scenario molto incerto, “risultante di fattori che agiscono in direzioni opposte”, “forze contrastanti”, rileva il Centro Studi di Confindustria. “La dinamica del Pil italiano è l’incerta sintesi di fattori che spingono in direzioni opposte. Al ribasso: i rincari di energia e alimentari, i tassi di interesse più alti e lo spread sovrano più ampio, il commercio internazionale debole. Al rialzo: la fine delle restrizioni anti-covid e la stagione calda che spingono il turismo, la crescita delle costruzioni, la resilienza dell’industria, il risparmio accumulato che protegge i consumi”.

L’analisi di Confindustria

Nell’analisi degli economisti di via dell’Astronomia, come emerge dal rapporto mensile ‘Congiuntura Flash’, incide anche “l’euro indebolito sul dollaro” che “aiuta l’export, ma alza i prezzi dei beni importati”. L’energia appare “vicino al picco”. Per l’industria c’è un “quadro complicato. Gli indicatori continuano a fornire segnali discordanti. Il Pmi è in discesa (50,9 a giugno, da 51,9), ormai vicino alla stagnazione; l’indagine Banca d’Italia segnala un peggioramento della domanda e maggiore incertezza nel secondo trimestre; la fiducia delle imprese manifatturiere registra un piccolo recupero a giugno, dopo un lungo calo. La produzione industriale, in calo a maggio come atteso, è in aumento nella media del secondo trimestre (-0,7% nel primo), con una dinamica nella prima metà del 2022 che, pur rallentando, è ben superiore a quella tedesca e francese. Le imprese industriali, dunque, mostrano resilienza. Prosegue, invece, il trend di espansione delle costruzioni, che sostiene anche il flusso di investimenti; di recente, però, è apparso qualche segnale di decelerazione”. C’è un “rimbalzo nei servizi. La spesa dei turisti stranieri in Italia ha ridotto in aprile il gap dal pre-Covid a -21% (era -25% a marzo).

L’indicatore dei consumi ICC a maggio ha registrato un aumento del +3,4% annuo, trainato dai servizi (+18,3%) che beneficiano dei maggiori acquisti per il tempo libero grazie al calo delle restrizioni, ma frenato dai beni (-1,4%). Ciò sembra riflettere il fatto che, dato il reddito disponibile, i prezzi più alti impongono scelte tra acquisti di beni e servizi. Il Pmi del settore continua ad indicare espansione, ma a un ritmo in rapida flessione (51,6 a giugno, da 53,7). Il rimbalzo dei servizi nel secondo e terzo trimestre potrebbe essere agevolato dal risparmio delle famiglie, ma limitato dall’inflazione” Per l’export “prospettive difficili. Il valore dell’export è in aumento, per la crescita dei prezzi, ma in volume la dinamica è piatta a marzo-aprile. In aumento le vendite extra-UE a maggio (+4,7%), con forte contributo del mercato USA dove le merci italiane sono favorite dall’indebolimento dell’euro; in calo, invece, le vendite in Russia e Cina. Le prospettive sono difficili: maggior calo a giugno degli ordini esteri del PMI manifatturiero e debole commercio mondiale (-0,3% a febbraio-aprile); in espansione l’import di USA e UK, stabile quello dell’Eurozona, in calo quello della Cina. Lo scenario per gli scambi è negativo: PMI globale sugli ordini manifatturieri in zona recessiva per il quarto mese a giugno. Ma ci sono segnali di allentamento dei colli di bottiglia negli approvvigionamenti, grazie alla ripresa dell’attività dei porti cinesi a maggio e alla risalita della produzione in Cina a giugno (solo +0,4% il PIL nel secondo trimestre). Nello scenario globale, “l’eurozona è in crescita ma con segnali di debolezza” e negli Usa “si abbassa la crescita”.

Inflazione troppo alta troppo a lungo

Troppo alta, troppo a lungo”. Lo scenario dell’inflazione “sta peggiorando nell’eurozona”. Se “fino a qualche mese fa la maggioranza dei previsori si aspettava che l’impennata dell’inflazione fosse temporanea e che, una volta cessate le tensioni sulle commodity, si sarebbe vista una rapida discesa”. Oggi, nell’analisi degli economisti del Centro studi di Confindustria, che dedicano un approfondimento al tema, abbiamo di fronte una “inflazione più persistente”. Gli economisti di via dell’Astronomia sottolineano il ruolo “shock absorber delle imprese” che hanno scaricato più sui margini che non sui prezzi l’aumento dei costi di produzione, ma avvertono: “Non per sempre”, “Il tentativo delle imprese italiane di evitare un’ulteriore forte erosione dei margini, che sarebbe insostenibile, si riverserà su vari prezzi al consumo, tenendo alta l’inflazione”. “L’aumento annunciato dei tassi ufficiali, legato proprio a tale scenario per i prezzi, aiuterà a frenare le aspettative di inflazione e potrebbe limitare il trasferimento dei rincari ai beni industriali. I prezzi di energia e alimentari, però, dipendono da fattori esogeni, fuori del controllo della Bce: il loro sentiero, in questa fase particolare, è legato all’incerta evoluzione del conflitto”, avverte ancora il Centro studi di Confindustria. Che sottolinea anche l’allarme per l’effetto di “freno ai consumi. Per le famiglie, il rialzo dei prezzi finali si traduce in una maggiore spesa, a parità di volumi, considerato anche che energia e alimentari sono difficilmente comprimibili. Ciò potrebbe spingere a rimandare o ridurre l’acquisto di alcuni beni e servizi, che siano giudicati non essenziali. In direzione opposta agisce il risparmio accumulato dalle famiglie nel periodo della pandemia, che è un serbatoio di risorse cui alcune famiglie (sebbene non tutte) possono attingere a fronte della maggior spesa per beni e servizi. L’effetto netto di queste due forze contrapposte sarà che l’atteso rimbalzo dei consumi in Italia, nel corso del 2022, sarà frenato rispetto a quanto si sarebbe avuto senza il balzo dei prezzi. Inoltre, lo scudo rappresentato dall’extra-risparmio tenderà man mano ad esaurirsi, se i rincari dei prezzi non si attenueranno: finite quelle risorse, i consumi (e quindi la domanda) potrebbero risentirne in misura pesante“.

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