La Coldiretti annuncia che il mancato accordo sui cereali provenienti dal Mar Nero coinvolge direttamente l’Italia dove le importazioni di grano proveniente dall’Ucraina sono aumentate del 326%
L’analisi della Coldiretti
“L’annuncio della mancata proroga dell’accordo sui cereali provenienti dal Mar Nero coinvolge direttamente l’Italia dove le importazioni di grano proveniente dall’Ucraina sono aumentate del 326% per un quantitativo pari a oltre 115 milioni di chili nel primo trimestre 2023”. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi ai primi tre mesi dell’anno in riferimento al fatto che “non ci sono motivi per prolungare l’accordo sui cereali, che scade il 17 luglio, considerata l’attuale posizione dell’Occidente e il silenzio dell’Onu” secondo la nota del ministero degli Esteri russo.
Coldiretti: “Evitare speculazioni e distorsioni commerciali”
“Un’intesa importante – sottolinea Coldiretti – per garantire gli approvvigionamenti nei Paesi più poveri dell’Africa e dell’Asia ed evitare carestie che possano spingere i flussi migratori, ma – rileva l’associazione – è necessario evitare speculazioni e distorsioni commerciali provocate dall’afflusso di grano ucraino sul mercato europeo. In Italia infatti le quotazioni del grano tenero sono crollate del 30% nell’ultimo anno, su valori che sono scesi ad appena 26 centesimi al chilo, che non coprono i costi di produzione”.
I dati forniti dal Centro Studi Divulga
Stando ai dati diffusi dal Centro Studi Divulga, solo il 55% dei prodotti agricoli che hanno lasciato l’Ucraina dopo l’accordo hanno raggiunto i Paesi in via di sviluppo, come quelli del Nord Africa e dell’Asia, partiti da agosto 2022 a febbraio 2023 dai porti di Chornomorsk (36,4% del totale), Yuzhny (35,8%) e Odessa (27,8%).
“La Cina con ben 5,2 milioni di tonnellate di prodotti agricoli tra grano, mais e olio di girasole, pari al 21,5% sul totale, è il Paese – conclude Coldiretti – che ha beneficiato di più dell’accordo. La Spagna con 4,1 milioni di tonnellate di prodotti e la Turchia con 2,7 milioni di tonnellate di prodotti salgono comunque sul podio ma l’Italia con 1,76 milioni di tonnellate si colloca al quarto posto”.
Fonte: Angesir