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Clima, il rapporto di 13 agenzie Usa: “Il caldo record è colpa dell’uomo”

Che i cambiamenti climatici siano la conseguenza dell’attività umana è una delle tesi più accreditate secondo la comunità scientifica. Eppure, nonostante questo, attorno al tema permane un certo scetticismo, basato per lo più su studi che dimostrerebbero come aumenti e abbassamenti della temperatura globale siano già avvenuti in passato e, quindi, in un certo senso, sarebbero naturali.

Lo studio

La querelle potrebbe essere risolta dallo studio condotto dagli scienziati di 13 agenzie governative americane, e riportato dal New York Times, che dimostrerebbe come l’attività umana abbia un’impatto determinante sugli sconvolgimenti climatici. Il rapporto fa parte del National Climate Assessment, un documento che va preparato ogni quattro anni, secondo quanto stabilito dal Congresso americano.

Temperature in ascesa

Secondo la ricerca, la temperatura media negli Stati Uniti è cresciuta rapidamente e drasticamente a partire dagli anni Ottanta, tanto che gli ultimi decenni sono stati i più caldi degli ultimi 1500 anni. Migliaia di studi, condotti da decine di migliaia di scienziati, hanno documentato la realtà dei cambiamenti climatici, scrivono gli estensori del rapporto, secondo i quali “vi sono diverse linea di prova che dimostrano come le attività umane, specialmente le emissioni di gas serra, siano primariamente responsabili per i recenti cambiamenti climatici”. Il rapporto è ancora in attesa dell’approvazione dell’amministrazione di Donald Trump, notoriamente scettica su questo tema. Alcuni scienziati citati dal quotidiano dicono di temere che il testo venga soppresso.

Centomila morti l’anno

Esso fa seguito a un altro rapporto, stilato dal Centro comune di ricerca della Commissione europea e pubblicato su The Lancet. Le previsioni di questo studio sono ancora più allarmanti: se non verranno adottate misure per contrastare l’emissione di gas serra, il surriscaldamento globale, con le sue sempre più frequenti ondate di caldo torrido, potrebbe provocare la morte di 100 mila persone ogni anno in Europa prima della fine secolo.

Trump cauto

Il tutto avviene a pochi giorni dalla comunicazione con cui il Dipartimento di Stato Usa ha formalizzato all’Onu la sua intenzione di uscire dagli accordi di Parigi del 2015. Ma la promessa con cui Trump si era presentato agli elettori potrebbe diventare un boomerang per l’ex tycoon. Il rischio è che l’argomento diventi centrale durante le prossime presidenziali. Per scongiurare tale possibilità l’amministrazione repubblicana ha deciso di muoversi con cautela, riservandosi l’opzione di un ripensamento. Non sembra un caso, allora, che il Dipartimento guidato da Rex Tillerson abbia indicato nel novembre 2019 la data dell’avvio del processo di uscita e nel 4 novembre 2020 (giorno dopo l’election day in cui Trump cercherà la riconferma) il giorno in cui questo passo diverrà ufficiale e definitivo.

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