Campione nello sport e nella vita. Il binomio non è poi così semplice, nonostante il frequente accostamento fatto da stampa e opinionisti. A volte è persino un abbinamento che non funziona, o almeno non fino in fondo. Un dubbio che, a ogni modo, non sfiora nemmeno la figura quasi leggendaria di Gino Bartali, Giusto fra le Nazioni, campionissimo di sicuro, nonostante il soprannome fosse stato attribuito al coevo, rivale e altra leggenda come Fausto Coppi. Una grandezza sportiva, ma anche un coraggio fuori del comune durante gli anni bui della Seconda guerra mondiale, che portò via i suoi anni migliori, da un punto di vista sportivo, ma che lo portarono a salvare decine di cittadini ebrei dalla deportazione nazista. Imprese compiute in sella alla sua bicicletta, la stessa che lo portò a mettere in bacheca tre Giri d’Itali e due Tour de France.
L’uomo e il campione
“Il nome di Gino Bartali, campione e leggenda del ciclismo italiano – ha ricordato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a vent’anni dalla scomparsa del ciclista -, è iscritto a grandi caratteri nella storia dello sport nazionale e rappresenta uno dei simboli dell’Italia del dopoguerra” ma “sarà ricordato anche come Giusto tra le Nazioni per il coraggioso e silenzioso impegno nella rete di salvataggio, costruita dall’Arcivescovo e dal Rabbino di Firenze, che consentì a centinaia di cittadini di religione ebraica di sottrarsi alla persecuzione e alla deportazione”. Un messaggio, quello del Capo di Stato, che arriva nel giorno in cui la Federazione ha definito il nuovo calendario ciclistico (Giro d’Italia dal 3 al 25 ottobre,la Milano-Sanremo l’8 agosto, la Strade bianche l’ 1 agosto la Tirreno-Adriatico dall’8 al 14 settembre, il Lombardia il 31 ottobre) e che descrive non solo la grandezza di Bartali in sella alla sua bici, ma anche la sua tempra morale come italiano: “La Repubblica – afferma anche Mattarella – lo ricorda, a vent’anni dalla scomparsa, come un atleta di straordinario valore, ma anche come un testimone di quello spirito di solidarietà, di sacrificio, di dedizione che ha rilanciato il Paese agli occhi del mondo”.
L’impresa più grande
Valore umano e sportivo, quello di Bartali, che assunse un valore simbolico quando, nel 1948, prese la maglia gialla del Tour portandola in cima alla classifica, battendo l’idolo locale Louison Bobet e contribuendo a stemperare i rapporti tesi fra le due nazioni. Un’impresa, compiuta a 34 anni, ritenuta tutt’oggi uno dei più importanti risultati dello sport italiano: “Le imprese di Bartali al Giro d’Italia, al Tour de France, nelle grandi classiche internazionali – ha concluso Mattarella -, hanno suscitato entusiasmo tra gli italiani e rafforzato le loro speranze anche in momenti molto difficili”.