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Caos carceri, Bonafede: “Atti criminali. Lo Stato non indietreggia”

Il ministro Bonafede ha riferito alle camere: "Atti criminali". Dodici detenuti morti, 16 in fuga, danni per 35 mln. Pieri (ApgXXIII): "Carceri disumane"

“Fuori dalla legalità, e addirittura, nella violenza non si può parlare di protesta: si deve parlare semplicemente di atti criminali“. Lo ha detto il guardasigilli Alfonso Bonafede che oggi ha riferito in Parlamento sulle rivolte in 27 carceri italiane – seguite alle misure adottate nell’ambito dell’emergenza coronavirus – sottolineando come lo “Stato non indietreggia”. La violenta protesta – che ha coinvolto principalmente le carceri di Modena e Foggia, oltre a Palermo e Milano – è scaturita contro la decisione di sospendere i colloqui tra detenuti e familiari per contenere il rischio contagio da Coronavirus. Stamattina Papa Francesco – in diretta da Santa Marta per la prima volta – all’inizio della preghiera ha chiesto di pregare per i malati e i carcerati.

Bonafede: “Atti criminali”

“Atti criminali. Lo dico anche per sottolineare che le immagini dei disordini e gli episodi più gravi sono ascrivibili ad una ristretta parte dei detenuti – ha spiegato Bonafede – la maggior parte di essi, infatti, ha manifestato la propria sofferenza e le proprie paure con responsabilità e senza ricorrere alla violenza”. “Sono 12 i morti” durante i disordini. Decessi “per lo più riconducibili dai primi rilievi ad abuso di sostanze farmaceutiche”. Inoltre, aggiunge snocciolando dati, “sono 40 gli agenti della polizia penitenziaria feriti“. “Le rivolte – spiega – sono state portate avanti da 6mila detenuti. Mi piace sottolineare che in tutti casi più gravi le istituzioni si sono dimostrate compatte: magistrati, prefetti, questori e tutte le forze dell’ordine sono intervenuta e senza esitare rendendo ancora più determinato il volto dello Stato di fronte agli atti delinquenziali che si stavano consumando”. “Attualmente – prosegue – sono 83 le tensostrutture ed è stata richiesta la fornitura – per le regioni Emilia-Romagna, Lazio e Abruzzo – di ulteriori 14 tende, per il servizio pretriage in carcere data l’emergenza sanitaria da coronavirus. Proprio ieri è arrivata la prima fornitura di circa 100.000 mascherine che sono in fase di distribuzione, prioritariamente agli operatori che accedono dall’esterno. Da oggi, d’intesa con la protezione civile, anche in conseguenza dell’estensione della cosiddetta ‘zona protetta’ a tutto il territorio nazionale, verranno effettuati i tamponi ai detenuti trasferiti a vario titolo, che si sommano alle operazioni di triage”.

Il bilancio

Un primo bilancio della guerriglia ha registrato 600 posti letto distrutti, danni alle strutture per almeno 35 milioni di euro, psicofarmaci sottratti per 150mila euro, 12 detenuti morti per overdose, 40 agenti feriti e 16 evasi ancora in fuga. Tra questi, tutti evasi da Foggia, ci sarebbero anche persone vicine alla mafia garganica e un condannato per omicidio. Si tratta di Aghilar Cristoforo, classe 1983, accusato di aver ucciso la madre della sua ex fidanzata. Nei giorni delle rivolte, il ministro della Giustizia aveva rivolto un appello ai carcerati invitandoli alla moderazione: “Ai detenuti che vogliono tutelare la loro salute e quella dei loro familiari dico di mantenere la calma e di rispettare le regole” aggiungendo: “deve essere chiaro che ogni protesta, attraverso la violenza, è solo da condannare e non porterà ad alcun risultato“.  Ieri, 10 marzo, altri disordini sono scoppiati all’interno del carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia dove i detenuti hanno iniziato a battere sulle inferriate e poi sono scaturite delle fiamme. La situazione poi è tornata alla normalità. Nella serata di ieri, segnalati disordini anche al carcere del Coroneo di Trieste dove i detenuti affacciati alle finestre hanno cominciato a battere sulle sbarre padelle e altri oggetti metallici e urlare a più riprese “Libertà Libertà”. Quanto al caos verificatosi nel carcere di Foggia, “allo stato, risultano latitanti 16 detenuti che erano soggetti al regime di media sicurezza”.

Mirabella: “Domiciliari”

“Quando la rivolta parte in 30 carceri è difficile non pensare a un’azione destabilizzante e su questo si dovrà indagare – ha detto a sua volta il senatore del Pd Franco Mirabelli nel suo intervento in aula – ma il tema del sovraffollamento esiste. No a indulto e amnistia, ma la scelta degli arresti domiciliari per chi è vicino al fine pena può essere una soluzione utile”.

Il commento di Pieri (ApgXXIII): “Carceri disumane”

“Il coronavirus ha messo in evidenza un sistema troppo fragile e per certi aspetti pericoloso che è quello delle carceri italiane e – aggiungo – anche europee”. Lo dice a In Terris Giorgio Pieri, referente del progetto Comunità Educante con i Carcerati della Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi. “Bisogna anzitutto ringraziare gli agenti della polizia penitenziaria che fanno uno sforzo enorme che è quello di contenere e aiutare persone in cattività. Credo che una soluzione – di carattere universale – sia quella di rendere umani gli spazi dove vivono gli uomini. Siccome le carceri sono spazi disumani, è ovvio che in situazione di crisi emergano anche delle proteste forti”. “Noi come Comunità – prosegue – proponiamo in concordanza con il Ministero l’accoglienza nelle comunità. Siamo ancora in tempo per arginare una situazione che, a causa del sovraffollamento, potrebbe degenerare nel peggiore dei modi”. Cosa ha fatto scaturire una protesta così violenta e generalizzata? “E’ stata – spiega Pieri – la scelta del 31 maggio come data per l’eventuale ripristino dei colloqui con i familiari. Questa disposizione non è coerente con quella che aveva preso giorni fa il premier Conte che parlava del 3 aprile. Dare una data così lontana per persone ristrette il cui unico conforto è la visita dei parenti è stata una violenza. Si poteva alleggerire la disposizione facendo usare Skype o il telefono per garantire i colloqui con i familiari. Invece, disposizione secche di chiusura aumentano il pericolo di deflagrazione sociale in una situazione già di per sé infuocata”.

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