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CHARLIE HEBDO ATTACCO AL CUORE DELL’EUROPA

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“Bien fait!” il commento più diffuso sugli account twitter che inneggiano all’Isis. Sono piovuti nel web decine dopo la diffusione della notizia dell’attacco al giornale satirico francese Charlie Hebdo. Un segnale di quanto diffusa sia la rete dei fiancheggiatori del Califfato in Francia e in tutto l’Occidente. Un successo di propaganda che neppure il carisma di Osama Bin Laden era riuscito a realizzare. Ora con il sangue sulle scrivanie di un giornale a Parigi, i corpi dilaniati dalle scariche di Ak47 l’incubo tanto paventato nei mesi scorsi si è materializzato in quel quartiere Bastiglia dove secoli fa nacque il senso di democrazia e di libertà dalle tirannie.

Sono trascorse da poco le undici del mattino quando tre uomini vestiti di nero, giubbotti pieni di bombe e caricatori, il volto coperto da un passamontagna si avvicinano all’auto della polizia che sorveglia la sede del giornale tante volte minacciato dagli estremisti islamici per la sua satira contro il mondo musulmano. Sparano due raffiche in direzione dei poliziotti che, investiti dalla pioggia di proiettili, muoiono senza poter opporre resistenza.

Il commando si muove con tattiche militari apprese nei campi di addestramento in Siria, entra nella sede del giornale ripetendo “Allah akbar”: una nenia e un grido di battaglia. Raggiunta la redazione, cercano i loro obiettivi, prova che i tre sapessero chi e dove colpire. Nell’attacco sono rimasti uccisi il direttore e vignettista Charb (Stephane Charbonnier) e altri tre noti caricaturisti: Cabu, Georges Wolinski, molto famoso anche in Italia, e il suo collega Tignous. Tra le vittime anche due agenti di polizia, altre quattro sono rimaste gravemente ferite, stando al bilancio del presidente francese François Hollande, immediatamente giunto sul luogo della strage. Alla fine della giornata si contano dodici morti.

Il direttore di Charlie Hebdo, Charb, Stephane Charbonnier, era stato inserito nel marzo del 2013 nella lista dei “ricercati” di al Qaida, un elenco di 10 persone “da uccidere” per i “crimini commessi contro l’Islam”. E sempre Inspire, la rivista pubblicata dal ramo yemenita-saudita, l’Aqap, nel suo ultimo numero del 24 dicembre aveva lanciato un appello ai “lupi solitari”. Nel collage con i volti dei vari attentatori campeggia un passaporto francese. E non è un caso che uno degli attentatori, in perfetto francese abbia urlato, rivendicando l’attacco, “dite che è stata Al Qaeda dello Yemen”. Appare quanto mai amara oggi, e quasi profetica, la vignetta pubblicata nei giorni scorsi. “Ancora nessun attentato in Francia”, si legge sul disegno, mentre un talebano armato risponde: “Aspettate. Abbiamo tempo fino a fine gennaio per farci gli auguri”.

Charlie Hebdo è conosciuto per i suoi attacchi satirici ai leader politici e religiosi e ha pubblicato diverse vignette che ridicolizzavano il profeta Maometto. L’ultimo tweet del giornale prendeva in giro Abu Bakr al-Baghdadi, il leader dello Stato Islamico, che controlla vaste zone di Siria e Iraq che ha chiesto aI “lupi solitari” di attaccare sul suolo francese.

Un giornalista dell’agenzia Premieres Lignes, Martin Boudot, da un edificio vicino alla sede di Charlie Hebdo ha potuto filmare i momenti dell’attacco. Nel video si vedono alcuni uomini in azione, si sentono scariche di mitra e si sente distintamente il grido “Allah akbar” (Allah è grande). Il settimanale satirico aveva pubblicato nel settembre 2012 controverse vignette sul profeta Maometto che scatenarono rabbiose reazioni in molte parti del mondo. Il governo francese ha annunciato di aver innalzato al massimo il livello di allerta del piano Vipirate per la sicurezza nella regione parigina.

E’ un attentato terroristico, non vi è dubbio, di una barbarie eccezionale, che ha assassinato giornalisti e poliziotti per colpire al cuore la democrazia e la libertà di espressione, principi che la nostra Repubblica difende”, ha detto Hollande. Le persone attivamente ricercate dalla polizia per la strage sono tre, ha spiegato il ministro dell’Interno, Bernard Cazeneuve, al termine della riunione d’urgenza all’Eliseo; e in nottata è arrivato il blitz delle teste di cuoio. Nel 2011, una bomba incendiaria distrusse la redazione del giornale, dopo la pubblicazione in copertina di un’immagine di Maometto.

Ora che il black nightmare, l’incubo nero si è materializzato nelle strade di Europa, non più con azioni disordinate compiute con automobili-killer ma uomini armati e addestrati che fanno fuoco senza pietà, è stato elevato il livello di allerta in tutte le città europee. Il ministro Alfano ha convocato una riunione con gli esperti dell’antiterrorismo e dei servizi segreti. Si focalizza l’attenzione sui molti volontari partiti per la Siria e tornati con il preciso compito di portare la guerra dietro le linee del “nemico”. Una strategia per allentare la pressione dei raid aerei della coalizione nelle zone occupate dalle milizie del Califfo Abu Bakr al Baghdadi.

Maurizio Piccirilli: