In tre mesi in Italia sono state perse quasi 11 mila aziende artigiane e senza aiuti potrebbero diventare 100 mila a fine 2020. A sostenerlo è la Cgia di Mestre, per cui si tratta di un dato negativo, ma in linea con quanto registrato nello stesso arco temporale dei tre anni precedenti. Secondo l’associazione che rappresenta artigiani e piccole imprese, il peggio dovrebbe arrivare nei prossimi mesi, quando l’effetto economico negativo del Covid si farà sentire con maggiore intensità.
Fine anno
“In questi due mesi e mezzo di lockdown, molti artigiani senza alcun sostegno al reddito sono andati in difficoltà – dice Paolo Zabeo della Cgia – e non sono stati pochi coloro che hanno ipotizzato di gettare la spugna e chiudere definitivamente. Dopo una settimana dalla riapertura totale, invece, lo stato d’animo è cambiato. C’è voglia di lottare, di resistere, di risollevare le sorti economiche della propria attività. Purtroppo, non tutti ce la faranno a sopravvivere con una perdita di almeno 300 mila posti di lavoro a fine anno“.
Confesercenti: “Fase 2 al rallentatore”
Anche la Confesercenti segnala problematiche legate al coronavirus. La Fase 2 – dice – è partita al rallentatore: il 72% delle imprese è già ripartito, ma ad oggi solo il 29% degli italiani è tornato a servirsi delle attività che hanno riaperto per acquistare prodotti o servizi. Il weekend, però, potrebbe segnare un’accelerazione: il 26% dei consumatori progetta acquisti proprio per questo fine settimana, il primo del dopo-lockdown. È quanto emerge da un sondaggio condotto da SWG con Confesercenti su consumatori ed imprese. L’ancora ridotto movimento dei clienti – è uno dei dati emersi – ha inciso pesantemente sui ricavi della maggior parte delle attività in questi primi giorni di ripartenza. Complessivamente, il 68% di chi ha riaperto ammette di aver lavorato fino ad ora in perdita, di questi quasi la metà (37%) segnala vendite più che dimezzate rispetto alla normalità. Più in difficoltà sono: ristoranti, trattorie e pizzerie.