“Lo straziante supplizio a cui Moro venne sottoposto resterĆ una ferita insanabile nella nostra storia democratica”. Le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sembrano scolpite nella pietra. Ed ĆØ difficile dire se e quanto peseranno, di qui al lungo periodo, sulla schiarita definitiva che il caso Aldo Moro ancora attende di conoscere. L’invito del Capo dello Stato non poteva essere piĆ¹ chiaro: “La ricerca della veritĆ deve continuare laddove persistono lacune e punti oscuri”. CosƬ che, a distanza di ormai oltre 40 anni, si possa giungere alla chiusura definitiva, quella che la Commissione Moro ha cercato di raggiungere con un lavoro importante, fatto di indagini, relazioni, testimonianze che hanno attraversato la storia recente del nostro Paese: “Quella del Presidente Mattarella ĆØ una riflessione opportuna e di grande saggezza – ha spiegato a Interris.it l’ex ministro Giuseppe Fioroni -. La Commissione Moro, che ho presieduto per quattro anni, ha dimostrato che il pilastro su cui si fondavano le veritĆ giudiziarie di Moro, il memoriale Morucci-Faranda ma che ĆØ un dossier alla cui scrittura hanno partecipato, con grande coinvolgimento, apparati dello Stato, ha perimetrato l’area delle veritĆ dicibili”.
Quello che manca
Un punto fondamentale, in cui “in pochi si sono assunte le responsabilitĆ di molti, e i pochi hanno poi scontato pene irrisorie rispetto alle loro colpe”. La ricostruzione di una veritĆ , ha spiegato Fioroni, che “ha contribuito a tombare il terrorismo“, ma dalla quale “sono rimasti fuori molti brigatisti irregolari e tutto quell’arcipelago di partito armato rosso che con peculiaritĆ di azione diversa ma con finalitĆ identiche era perfettamente osmotico alle Br. Questo ĆØ successo perchĆ© lo Stato non ne poteva piĆ¹ del fiume di sangue… E questo interesse dello Stato ĆØ coinciso con l’interesse di alcuni brigatisti che avevano capito di non avere nessuna speranza”. Secondo l’ex presidente di Commissione, “quello che manca ce lo possono raccontare solamente coloro che hanno vissuto quel patto, che si ĆØ consolidato in quel perimetro della veritĆ dicibile, facendo piena luce. Tutti abbiamo interesse a scoprire una veritĆ che renda libera l’Italia”.
Un bisogno morale
Un aspetto, quest’ultimo, che si dirotta sull’interesse nazionale che, nel caso Moro, continua a essere una delle ferite piĆ¹ dolorose sul volto del nostro Paese: “Il caso Moro ĆØ stato oggetto di un depistaggio quasi unico nella storia, che ha prodotto fiction, libri e cinema ma che aveva la finalitĆ che, quando si sarebbe venuta a scoprire una veritĆ terribile, nel grande pubblico tutto sembrasse poco, passasse in secondo piano. Ogni 16 marzo e ogni 9 di maggio – ha detto Fioroni -, viene raccontata la solita versione, fondata sul memoriale e che ci raccontano i terroristi che l’hanno vissuta, provando peraltro in qualche modo a invertire il ruolo provando, da carnefici, a diventare vittime”. CiĆ² che tutt’oggi lascia interdetti, “ĆØ che dopo centinaia di morti, in un Paese in cui ci si indigna se un immigrato per fame ruba una mela, non ci si indigni per chi, dopo quarantadue anni, non sente ancora il bisogno morale di raccontare la veritĆ “.
Una congiura del silenzio
Non si tratta solo di redenzione: “Da cristiano apprezzo il perdono ma invito a una riflessione: il perdono, in questo caso, ĆØ anche il ravvedimento operoso, il quale prevede l’obbligo morale della veritĆ ”. Ma non solo: “C’ĆØ un altro aspetto sostanziale, una specie di congiura del silenzio: la Commissione ha fatto approvare relazioni che stralciano e riscrivono la storia del rapimento e dell’omicidio di Aldo Moro. Eppure c’ĆØ un clima di congiura del silenzio, perchĆ© probabilmente una larga fascia di giovani e giovanissimi di allora, rei soltanto di essere venuti a contatto con amici sbagliati e ideologie pericolose, hanno il terrore che qualcuno scopra qualche scheletro nell’armadio, che poi magari scheletro non ĆØ. E tutto questo mette una cappa alla conoscenza dei cittadini di quelle che sono le veritĆ accertate”.
La veritĆ rivelata
In sostanza, ĆØ l’analisi dell’ex ministro, “quello che era scopribile ĆØ stato tirato fuori tutto, dal concorso dei terroristi internazionali a coloro che spararono a Via Fani, fino ad altri aspetti via via chiariti ed emersi, come l’incredibile storia del bar Olivetti… Tutte cose che sono accadute ma che per 42 anni non si sono viste… Un quadro che ce la dice lunga sul fatto che nessuno ha visto e nessuno ha chiesto: l‘idea ĆØ che l’omissione sia stata il principale reato di quelli che potevano e non hanno voluto sapere e che sapendo non hanno detto”.
Visione innovativa
Elementi, dati, sospetti convogliati in un’inchiesta che, dopo 42 anni, ha ancora bisogno di una svolta in grado di diradare le ultime nubi. Niente che, a ogni modo, potrĆ rimarginare del tutto la ferita di una delle pagine piĆ¹ sanguinose degli Anni di piombo: “Moro era un uomo scomodo, sia per l’Est che per l’Ovest, propugnava un’Onu che si fondasse sulla multilateralitĆ , un governo del mondo non affidato solo ad alcuni Stati, la cooperazione internazionale come costruzione di pace, un’Europa politica, forte, che consentisse il governo del mondo con maggiore capacitĆ di dialogo e fondato sulla costruzione di un futuro di progresso e crescita“.
Una rigenerazione stroncata
Una visione avanguardista della contemporaneitĆ , che anche in Italia riuscƬ a stravolgere il pensiero comune: “E’ il primo a intuire che l’educazione e la formazione sono lo sviluppo del Paese futuro e parte con la campagna di alfabetizzazione del ‘Non ĆØ mai troppo tardi’ di Alberto Manzi… Moro aveva compreso che ci sono delle conoscenze e dei saperi che riguardano il diritto alla cittadinanza e che non c’entrano niente nĆ© con il censo nĆ© con le professioni. Eliminandolo, 42 anni fa, hanno impedito che la sua capacitĆ di innovazione trasformasse l’Italia, mettendo in difficoltĆ ogni visione eversiva. Moro puntava sulla rigenerazione della Democrazia, sulla capacitĆ di saper rifondare la comunitĆ Italia basandosi su valori e ideali comuni per la stragrande maggioranza del popolo italiano. Era questa la finalitĆ di una collaborazione fra Dc e Pci“.