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CASAMONICA, I FUNERALI DEL PADRINO SCUOTONO IL MONDO

Dall’Inghilterra all’Australia, passando per la Spagna (The Guardian, Daily Mail, Sidney Morning Herald, il Times, Fox News, La Nacion, El Mundo, Rt Sepia Mas, Pulso): i principali quotidiani del mondo tornano a mettere Roma in copertina per un evento che in qualche modo danneggia l’immagine della Capitale. Dopo l’inchiesta sulla Mafia e i problemi relativi ai rifiuti, ora la descrizione che campeggia sui giornali è quella di una Roma che si inchina al “Boss”.

LE POLEMICHE IN ITALIA:

Sono passate poche ore dal funerale di quello che è stato definito “il Re di Roma”, le cui esequie sono state celebrate con tanto di Rolls Royce, carrozza d’epoca trainata da 6 cavalli con il pennacchio nero, 12 Suv e limousine, il tutto coronato da una cascata di petali di rosa piovuti dal cielo e di sottofondo la musica de “Il Padrino”ad accompagnare il corteo funebre. Un set cinematografico a tutti gli effetti la cui sapiente regia è rimasta nell’ombra, sconosciuta addirittura al prete che ha celebrato la messa e che alla richiesta di spiegazioni è rimasto sorpreso: le sue competenze – come hanno detto anche dal vicariato – sono circoscritte a quanto accade all’interno della chiesa.

Ieri il “funerale-show”, oggi il giorno delle polemiche: “Roma sfregiata, fatto inquietante”, hanno attaccato dal Pd mentre Sel ha investito del caso il Parlamento, chiedendo al ministro Alfano spiegazioni sull’aspetto legale della vicenda, chi è stato il regista dell’operazione, chi ha concesso le autorizzazioni. “Non può essere consentito a nessuno l’apologia della malavita. Chiediamo che vengano prese le distanze da parte delle autorità religiose e pensiamo che le autorità civili debbano dare qualche risposta su quanto accaduto, a partire dalla questura”.

Preoccupato anche il sindaco Marino che ha chiamato il Prefetto perché siano condotti accertamenti con estremo rigore. Si è anche attivato il ministro dell’Interno Angelino Alfano che ha chiesto a Franco Gabrielli una “relazione dettagliata” sulla vicenda.

L’assessore alla legalità del Comune di Roma, Alfonso Sabella, ha notato ieri come lo sfarzo dei Casamonica abbia paragoni soltanto con quanto avveniva nella Sicilia dei migliori tempi d’oro della mafia. La Roll Royce – spiega Sabella – è la vettura solitamente utilizzata per tutti i matrimoni dei boss di Cosa nostra, i funerali dei capi mafia degli anni ’60 e ’70 vedevano sempre presenti cavalli bardati di ottone che trainavano il carro funebre e anche Leoluca Bagarella aveva scelto quale sottofondo musicale per il video delle sue nozze la musica de Il Padrino. L’elicottero, per l’impiego del quale verificheremo se sussistevano le dovute autorizzazioni, e che pare una novità, è chiaramente finalizzato a una ulteriore spettacolarizzazione di un evento doloroso per dimostrare ai “sudditi” la potenza e la ricchezza del defunto Re e dei suoi principi ereditari e per marcare la capacità del sodalizio di agire come se non solo la terra della Capitale fosse loro, ma anche il cielo.

CASO WELBY:

La chiesa di Don Bosco a Cinecittà non è nuova alle cronache. Si è scoperto infatti che quella stessa parrocchia, nota ai romani per la sua insormontabile cupola visibile a distanza di chilometri, è la stessa che nel 2006 negò i funerali a Piergiorgio Welby. Malato di Sla, in fase terminale, l’uomo chiese ai sanitari di staccare la spina (fu eretto a simbolo dell’eutanasia) e gli furono vietati i funerali religiosi. “Non so se Casamonica fosse un boss o meno – commenta all’Agi Mina Welby – ma quanti boss sono stati condannati e hanno avuto un funerali in chiesa? Nessuno di noi ha il diritto di giudicare, ma posso dire che la decisione del Vicariato di Roma di negare a mio marito il funerale religioso ce l’ho ancora in gola. Quel no di Ruini non l’ho mai digerito non lo dimenticherò mai”.

Ma non è l’unico caso: negli anni ’90 in quella stessa chiesa è stato celebrato il rito funebre del boss della Magliana, Renato De Pedis. Una serie di coincidenze queste che arrivano come un fulmine a ciel sereno. E’ dall’apparente quiete di quella piazza romana che in poche ore è esplosa una vera e propria “bomba” che ha investito simultaneamente la Capitale, il Vicariato, la Sicurezza e la Legalità”.

IL PARROCO:

In un’intervista a Repubblica il parroco spiega quanto accaduto: “In chiesa si sono comportati in modo impeccabile. Nessun gesto fuori posto o segno di sfarzo particolare. La cerimonia è stata composta, hanno anche partecipato alle preghiere. Tutto il resto è avvenuto fuori”. Alla domanda su quanto detto nell’omelia e se avesse fatto qualche riferimento particolare, il consacrato risponde: “Assolutamente no. Ho parlato di speranza e di come ci si debba preparare alla morte. Ma credo siano da evitare le omelie ad personam”. Sulla necessità o meno di fermare il corteo il sacerdote ha ribadito: “Io qui ho fatto il prete, non toccava a me bloccare il funerale”.

 

 

 

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