“In questo periodo segnato da una violenza insensata, la Santa Sede è impegnata a contribuire allo sforzo per la pace, che, assieme alla giustizia e alla fratellanza, è anche un dono di Dio che imploriamo ardentemente”. E’ l’attualità che irrompe nel discorso del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, intervenuto alla Pontificia Università Urbaniana a una conferenza incentrata sul dialogo e il bene comune, promossa dall’ambasciata del Marocco presso la Santa Sede e il Sovrano Militare Ordine di Malta.
Pandemia e conflitto: le preoccupazioni maggiori
La pandemia e il conflitto in Ucraina sono le preoccupazioni maggiori alle quali rispondere con “un’architettura” della pace alla quale le istituzioni della società concorrono a creare. “Ma c’è anche – spiega il porporato – un artigianato di pace che riguarda tutti noi”. “Il nostro mondo – afferma Parolin – ha sete di pace, di questo bene invisibile che richiede lo sforzo e il contributo costante di tutti”. Anche rispetto alla pandemia, aggiunge il porporato, è necessario “sviluppare processi concreti al servizio della pace, ponendo al centro di ogni azione la sacra dignità della persona umana e il rispetto del bene comune. Siamo tutti chiamati a contribuire a un’architettura di pace globale e permanente“. Il segretario di Stato ricorda le parole del Papa al Corpo diplomatico presso la Santa Sede e in particolare sottolinea due parole chiave, “dialogo” e “fraternità”, “centri essenziali – dice – per superare le crisi del momento attuale”, caratterizzato dal “rumore assordante delle guerre e dei conflitti”. “Più volte negli ultimi giorni – sottolinea – Papa Francesco ha esortato tutti gli attori della comunità internazionale a impegnarsi concretamente per porre fine a questa terribile guerra“.