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Cambiamenti climatici: “Il 2030 sarà l’anno di non ritorno”

Intervista video al Prof. Riccardo Valentini, premio Nobel per la pace, intervenuto alla Pontificia Università Antonianum di Roma

Entro il 2030 dovremo aver deciso che direzione prendere per il futuro del nostro pianeta. Dopo tale data non si potrà tornare indietro. E’ stato chiaro il prof. Riccardo Valentini, premio Nobel per la pace per le ricerche sul cambiamento climatico intervenuto in occasione del Convegno alla Pontificia Università Antonianum di Roma sul tema: “Intrecci Mediterranei: Cultura e Sport per la Pace“, nel contesto della Giornata dello Sport per lo Sviluppo e la Pace, istituita annualmente dalle Nazioni Unite il 6 aprile.

Ci troviamo in una situazione critica nel nostro Eden, giardino incantato, che stiamo perdendo a causa della crisi climatica – ha detto Valentini – per fattori come la guerra, le risorse idriche, le ondate di calore e anche, dal punto di vista sociale, le stesse migrazioni, che portano un cambiamento nelle produzioni alimentari”. Per il premio Nobel bisogna iniziare da subito a contrastare questi cambiamenti: una sfida non sol per le nuove generazioni ma anche per quei nuovi Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

Gli scenari che abbiamo oggi ce lo confermano: “Lo sapevamo da 30 anni”, ha detto Valentini sottolineando i dati allarmanti di oggi. Dobbiamo ricordare l’obiettivo di lungo periodo dell’Accordo di Parigi, quello di contenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto della soglia di 2 °C oltre i livelli pre-industriali, e di limitare tale incremento a 1.5 °C, poiché questo ridurrebbe sostanzialmente i rischi e gli effetti dei cambiamenti climatici.

Il 2030 è definito il punto di non ritorno, perché, come ha spiegato il Prof. Valentini, le scelte che avremo adottato o non adottato saranno irreversibili.

Fondamentale per questo motivo l’educazione. “Bisogna ripartire dall’attenzione all’ecologia. Forse i giovani sono sensibili, ma bisogna cercare di arrivare alle nuove generazioni (la nostra i danni li ha già fatti) partendo dalle periferie fino alle scuole più lontane affinché la cultura della casa-comune e della Pace siano sempre più valorizzate”. L’esempio e l’opportunità di studiare e fare ricerca, sono una risposta importante per far cambiare la società e farla cambiare in meglio

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