Non un vero e proprio discorso ma quanto basta per ribadire che il tema Brexit è ormai un muro contro muro. Il premier britannico, Boris Johnson, non sembra troppo impressionato dall’aut aut di Bruxelles. E rispedisce al mittente qualsiasi monito riferito al governo britannico, circa la necessità di fare la prossima mossa. Quella mossa Downing Street non la farà. Anzi, secondo Johnson i colloqui su un accordo commerciale post-Brexit “sono finiti”. Non ha senso, ha detto il primo ministro, che le discussioni proseguano la prossima settimana a meno che, e qui arriva lo stallo, l’Ue non sia disposta a rimodulare il suo approccio ai negoziati”. Esattamente la stessa richiesta fatta da Michel Barnier al governo britannico.
Brexit scivolosa
Bocce ferme quindi, in attesa di capire a chi tocchi tirare per primo. Anche se per Johnson la questione non sembra porsi: “Prepariamoci a uscire con il No Deal l’1 gennaio. L’Ue ha dimostrato di non voler più negoziare, hanno deciso di non volerci concedere un accordo come hanno fatto con il Canada, e io devo prendermi le mie responsabilità per il futuro del Paese. Quindi – ha concluso – a meno di un cambio radicale di approccio ai negoziati da parte dell’Unione europea, noi abbiamo deciso. Si esce senza accordo, si esce con il No Deal”. Il nodo è sempre l’accordo negoziale, prima sottoscritto poi rivisto unilateralmente con la mossa dell’Internal Market Bill. L’intento, probabilmente, quello di incoraggiare Bruxelles sulla via della rinegoziazione, trovando però la porta chiusa. Da qui l’impasse che rischia di trascinare la Brexit definitivamente nel pantano.
Verso un accordo australiano
Lo spauracchio, ora, è il naufragio definitivo di un accordo stile Canada plus. Quello che Johnson aveva tentato di strappare a Bruxelles dopo aver già accordato, però, una bozza di massima su altri termini. Con la strategia di tentare, una volta superato lo scoglio costato la premiership a Theresa May, la via della rinegoziazione. Di tempo ne è rimasto poco, di nodi da sciogliere ce ne sono ancora diversi. Non ultimo quello della pesca, che comunque rientra a grandi linee nell’accordo commerciale che dovrebbe definire le future relazioni Uk-Ue. La sensazione, secondo Boris Johnson, è che la deriva punti, anziché verso il Canada, in direzione di un accordo come quello stipulato con l’Australia. Visto che si parla di un Paese europeo, praticamente un No deal.