È stata una talpa a informare il quotidiano “La Repubblica” che tra i beneficiari del bonus di 600 euro, previsto dal decreto Cura Italia per i lavoratori autonomi, c’erano anche esponenti politici. È quanto emerge dall’audizione del presidente dell’INPS Pasquale Tridico in commissione Lavoro alla Camera dei deputati.
Nel corso di una diretta streaming dalla qualità più che discutibile, Tridico ha esordito ricordando che, secondo gli articoli 27 e 28 del Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri (DPCM), il bonus è stato erogato a 2,7 milioni di richiedenti in 15 giorni e a 4 milioni in totale. Inoltre ha promesso un’indagine interna per capire la fonte della fuga di notizie, allontanando i sospetti dall’istituto e da sé stesso.
Gli interventi degli onorevoli poi hanno dato modo di chiarire l’operato dell’Unità antifrode dell’INPS: i 40mila soggetti controllati sono stati selezionati in base all’unico criterio di esclusione inserito nel Cura Italia, cioè l’appartenenza a un’altra cassa previdenziale. Mentre però dei comuni cittadini gli archivi dell’INPS contengono dati sufficienti, le informazioni su deputati e senatori sono chiuse in apposite banche dati. Una situazione tale da richiedere un ulteriore approfondimento.
Nel corso dell’intervento il presidente dell’INPS ha confermato i nomi dei tre parlamentari percettori del bonus, già noti all’opinione pubblica in quanto autodenunciatisi negli scorsi giorni. Sono quelli di Elena Murelli e Andrea Dara della Lega e Marco Rizzone del Movimento 5 Stelle (M5S).
Per divulgare invece le identità degli oltre 2mila esponenti politici regionali e comunali bisognerà aspettare la risposta ufficiale dell’istituto, che arriverà dopo l’invio della domanda da parte della commissione lavoro e il successivo consulto con il Garante privacy. Resta tuttavia aperto il problema etico dietro la questione, perché si parla di individui dall’ISEE ben superiore alla media della popolazione. Un senatore ad esempio, tra indennità, diaria e rimborsi, arriva a percepire quasi 15mila euro al mese, mentre i deputati devono “accontentarsi” di appena mille euro di meno. Ovviamente senza contare i tanti benefit come l’assenza di spese telefoniche e di trasporto. Caso diverso per i ministri non eletti in Parlamento, che percepiscono “solo” 4.500 euro netti. Ammonta invece a 13.800 euro lordi il tetto massimo deciso dalla Conferenza Stato Regioni per gli stipendi dei governatori. Variano infine in base al numero dei residenti gli emolumenti per i sindaci italiani, che oscillano tra i 1290 e i 7800 euro. L’unico a fare eccezione è quello del primo cittadino della Capitale, che arriva fino a 9.800 euro.
Meno immediata, forse perché meno demagogica, è la riflessione sull’utilizzo che l’INPS ha fatto dei dati dei cittadini. Nonostante Tridico nel corso dell’audizione abbia rispedito al mittente qualsiasi ricostruzione complottistica, restano quantomai singolari le tempistiche della fuga di notizie. Il presidente dell’INPS viene a conoscenza dell’esistenza di questa lista di politici (e non dei singoli nomi) a fine maggio. Una volta pubblica, la notizia getta discredito sulla figura del parlamentare in quanto tale, indistintamente se abbia ricevuto (legalmente, dato che la legge lo prevedeva) il bonus o meno.
Ma proprio in questi giorni tutte le reti televisive e radiofoniche nazionali stanno trasmettendo gli spot per chiamare alle urne i cittadini per votare il referendum sul taglio dei parlamentari. All’elettore meno informato dei fatti il quesito apparirà ora più o meno così: sei d’accordo a dimezzare il numero dei tuoi rappresentanti a Montecitorio e a Palazzo Madama che, sebbene percepiscano ogni mese stipendi d’oro, hanno richiesto e ottenuto i 600 euro destinati a persone in difficoltà? È chiaro che i politici beneficiari del bonus non sono gli unici in Italia ad avere redditi alternativi. Quanto accaduto in questi giorni però dimostra che all’interno dell’amministrazione dello Stato c’è qualcuno che utilizza dati riservati per scopi diversi dal funzionamento dell’ente per il quale lavora. Oggi per finalità forse politiche. Domani chissà.