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Ministro Bonafede: “Le parole di Cesare Battisti offendono tutti noi”

L'ex terrorista ha perso già cinque chili in quattro giorni di sciopero della fame

Non si tratta di vendetta, è lui che è stato latitante.  Si riporta quanto viene riferito da chi ha sentito il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, su Battisti:  “Le parole di Cesare Battisti sono profondamente offensive, sia verso i familiari delle vittime che verso lo Stato italiano. Nei suoi confronti non c’è nessuna vendetta: la sua vicenda si trascina da quarant’anni unicamente perché si è sottratto alla giustizia, vivendo da latitante”.

Quattro giorni di sciopero della fame

Cesare Battisti ha perso già cinque chili in quattro giorni di sciopero della fame, nutrendosi di sola acqua. Ritorna così a far parlare di sé a pochi giorni dall’annuncio della sua protesta iniziata nel carcere di Massama nel Comune di Oristano, dove è rinchiuso dal gennaio 2019. Dopo 37 anni di latitanza era stato arrestato in Bolivia e poi estradato in Italia per scontare l’ergastolo per quattro omicidi: dell’agente di custodia Antonio Santoro a Udine, dell’agente della Digos Andrea Campagna a Milano, del gioielliere milanese Pierluigi Torregiani e del commerciante e militante del Msi Lino Sabbadin, tutti commessi tra il 78 e il 79.

Lamenta un isolamento illegittimo

L’ex terrorista dei Proletari Armati per il Comunismo, tramite l’Avvocato Gianfranco Sollai, uno dei suoi,  attacca lo Stato che vede come “vendicativo” nei suoi confronti  in quanto ritiene il suo isolamento illegittimo. L’ergastolano lamenta che il suo è “un sequestro iniziato il 12 gennaio 2019 in Bolivia e che continua oggi nell’Isola di Sardegna”.

Ieri l’Avvocato Sollai  ha sottolineato che, già lo scorso luglio, è stata presentata denuncia alla Procura della Repubblica di Roma per abuso d’ufficio in cui si contesta l’isolamento “forzato” di Battisti nel carcere oristanese.

“Avrebbe dovuto scontare solo sei mesi di isolamento sino al 14 luglio 2019 in base al provvedimento emesso dalla Corte d’Assise d’ Appello di Milano nel 1993. Una pena accessoria confermata nei giorni scorsi in Cassazione dopo un nostro ricorso” rende noto lo stesso Sollai, che difende Battisti insieme all’Avvocato milanese Davide Steccanella. E poi continua nel suo attacco,  facendo rilevare che: “Invece  questo suo status permane ancora, seppure non sia sorretto da alcuna legge né tanto meno da alcun provvedimento giudiziario”.

Si considera  “prigioniero politico”

In attesa delle decisioni dei magistrati romani,  è arrivata, qualche giorno fa,  la notizia che il giudice di sorveglianza ha concesso all’ex terrorista la riduzione della pena di 45 giorni per “buona condotta”.

Duramente contestato anche dal fratello di una delle vittime per lo sciopero della fame,  Battisti   afferma di  sentirsi  “sacrificato” dallo Stato “in nome di una giustizia che non c’è”. E si considera come “prigioniero politico”, “prigioniero di una sporca guerra tra lo Stato e la lotta armata e non” del periodo degli “anni di piombo”.

L’ex terrorista, nella dichiarazione rilasciata oggi, parla delle contraddizioni sociali del tempo come “frutto dello stesso Stato” e causa del fenomeno della “lotta armata che ha visto coinvolte oltre un milione di persone, 60mila fermi e 5.800 condanne, come riportato a suo tempo dal Presidente della Repubblica Cossiga”.

È sconvolgente come un ex-terrorista di tale calibro, che ha ucciso di  ben quattro persone, possa attaccare lo Stato definendolo come “vendicativo” nei sui confronti, arrivando addirittura ad affermare che la giustizia non esiste.

 

 

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