Una condanna a quattro anni di reclusione per violazione delle misure anti-Covid e incitamento al dissenso. Si tratta di due degli undici capi d’imputazione complessivi nei confronti del premio Nobel per la Pace birmano Aung San Suu Ky. Stessa sentenza per l’ex presidente Win Mynt, rimosso dal colpo di Stato militare dello scorso febbraio. La giunta militare ha assicurato che la storica attivista per i diritti umani, 76 anni, non sconterà la condanna in carcere. Reazione indignata della comunità internazionale. L’Unione europea definisce la sentenza nei confronti di Suu Ky “un verdetto politicamente motivato” che costituisce “un’altra battuta d’arresto per la democrazia in Myanmar”. Gli Stati Uniti ne chiedono il rilascio.
Le accuse
Le altre accuse nei confronti di Suu Ky includerebbero corruzione, rivelazione di segreti di Stato e l’importazione illegale di walkie talkie e un cumulo delle possibili pene potrebbe consistere in decenni di reclusione. L’ex leader dell’opposizione di Myanmar è detenuta in una residenza segreta nella capitale Naypyidaw dal primo febbraio scorso, con limitato accesso ad avvocati a cui è stato intimato di non parlare con i giornalisti Non è chiaro dove dovrà scontare la condanna, la giunta militare ha rassicurato che non sarà un carcere.
La comunità internazionale
A parte Cina e Russia, la comunità internazionale ha reagito con sdegno. La Gran Bretagna ha definito la doppia condanna “un altro spaventoso tentativo del regime militare di soffocare l’opposizione e sopprimere la libertà e la democrazia”. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Michelle Bachelet, ha parlato di “processo truccato” e di sentenza “motivata politicamente”. Laura Boldrini, presidente del Comitato della Camera sui diritti umani nel mondo, ha esortato la comunità internazionale a fare “di tutto per sostenere il popolo birmano”.
La richiesta della Casa Bianca
La Casa Bianca chiede il rilascio della Nobel per la pace Aung San Suu Kyi e di tutte le altre persone detenute ingiustamente dalla giunta militare, ha detto la portavoce Jen Psaki.
Borrell (Ue): “Battuta d’arresto per la democrazia”
“L’Unione europea condanna fermamente questo verdetto politicamente motivato, che costituisce un’altra grave battuta d’arresto per la democrazia in Myanmar dopo il colpo di stato militare del 1° febbraio 2021”, ha dichiarato l’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Josep Borrell. Il processo – sottolinea Borrell – “era politico” e “rappresenta un altro passo verso lo smantellamento dello stato di diritto e un’ulteriore palese violazione dei diritti umani”