La Camera dei deputati ha calendarizzato per il 13 marzo l’approdo in Aula del ddl sul Biotestamento, sinora fermo in commissione Affari Sociali. La notizia arriva nel giorno in cui la procura di Milano ha iscritto nel registro degli indagati per “aiuto al suicidio” Marco Cappato, il tesoriere dell’associazione “Luca Coscioni” che ha accompagnato dj Fabo a morire in Svizzera.
Difesa
“Sono pronto a difendere a le mie ragioni” ha commentato a caldo. Poco dopo in un tweet ha scritto: “Pare che io sia indagato. Sono pronto a rispondere di quello che ho fatto e che intendo continuare a fare“.
L’esponente dei radicali ha poi sottolineato che per lui “non c’è stata nessuna istigazione al suicidio di Fabo. Anzi abbiamo ottenuto di dissuaderlo per qualche settimana in più, facendogli venire la forza e la voglia di lottare per i diritti di tutti. L’aiuto, si quello l’ho dato su sua richiesta. L’ho l’aiutato ad ottenere l’assistenza medica alla morte volontaria in un Paese in cui è consentito quello che dovrebbe esser consentito anche da noi”. Sull’approdo in Aula del ddl sul Biotestamento, Cappato ha mostrato un certo scetticismo: “Ieri mi era stato detto che sarebbe arrivata il 6 marzo. Nel giro di 24 ore ci si è presi una settimana in più di ritardo. In questa condizione di mancanza di volontà politica tutte queste scadenze sono scritte sulla sabbia. Si tratta di un nuovo, ennesimo, rinvio ma in questa situazione di fine legislatura una settimana non è poco. Ogni giorno che si perde aumenta considerevolmente il rischio di non arrivare alla fine dell’iter legislativo“.
Il reato
A Cappato viene contestata la parte del reato in cui si stabilisce che deve essere punito chi “agevola in qualsiasi modo l’esecuzione” del suicidio. Gli inquirenti, dopo l’interrogatorio di Cappato, dovranno svolgere accertamenti e fare valutazioni anche complesse e delicate perché, da quanto è stato riferito, questo è certamente un caso che può fare giurisprudenza. “Ci sono diversi profili che dovranno essere affrontati, compresa la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo in materia di diritti”, aveva chiarito ieri il procuratore Francesco Greco, spiegando anche che “per questo reato l’aiuto deve essere portato fino all’atto finale”. Si tratta, aveva aggiunto il capo della Procura milanese, di “una storia complessa che presenta profili di rilievo sia in termini di principi generali che giuridici, dato che qui c’è una questione di diritto alla vita e alla morte”. Il reato di “aiuto o istigazione al suicidio”, disciplinato dall’articolo 580 del codice penale, sono previsti dai 5 ai 12 anni di reclusione.