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Elena Del Pozzo: la madre confessa l’omicidio e fa ritrovare il corpo

La Procura di Catania ha autorizzato la diffusione di due foto di Elena Del Pozzo, sequestrata ieri mentre era in auto con la madre

Martina Patti, la mamma di Elena Del Pozzo – la bambina di quasi cinque anni scomparsa lunedì a Tremestieri etneo – ha confessato di aver ucciso la figlia e di aver inscenato un rapimento.

Dopo lunghe ore di interrogatorio, la donna ha indicato agli investigatori il luogo in cui si trovava il cadavere della piccola, che avrebbe compiuto cinque anni tra un mese: un campo vicino l’abitazione materna.

E’ stata la madre a fare trovare il corpo della bimba, dopo le “pressioni esercitate durante gli interrogatori” dagli investigatori. I carabinieri del comando provinciale di Catania si sono recati sul posto. La notizia del ritrovamento è stata confermata dal procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro.

La 23enne è ora in stato di fermo, accusata di omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere. Ignote le cause del gesto, forse legate a dissidi familiari con il compagno.

In nottata sentiti i familiari

I familiari di Elena – che a detta della madre era stata sequestrata da tre uomini armati ieri erano in auto a Piano di Tremestieri, dove la piccola frequentava l’asilo – sono stati sentiti più volte dai carabinieri, nella sede del comando provinciale di Catania, sia questa mattina, sia durante la scorsa notte. Nello specifico, scrive Ansa, sarebbero stati ascoltati i genitori – madre compresa – gli zii e alcuni dei nonni della piccola.

Ai militari dell’Arma della tenenza di Mascalucia, paese dove vive, la madre disperata aveva raccontato che stava rientrando a casa, dopo avere preso la figlia all’asilo, quando tre persone incappucciate e una armata di pistola hanno aperto la portiera della sua vettura prelevando e portando via Elena.

Una ricostruzione che è stata più volte analizzata dagli investigatori per trovare elementi utili alle indagini. Sfociati oggi nella certezza della tragedia: la piccola Elena non c’è più.

Le foto

Ieri la Procura di Catania aveva autorizzato la diffusione di due foto di Elena. Una scattata proprio il girono della scomparsa: si vede la piccola, in un’immagine riflessa sfocata, indossare una maglietta a maniche corte bianca e un paio di pantaloncini gialli. L’altra è dell’8 maggio scorso: la piccola indossa il sopra di una tuta e, sorridente, mostra un biglietto con in basso la parte finale della scritta “auguri mamma”.

Le foto della piccola autorizzate dalla Procura

Da subito esclusa la pista della criminalità organizzata

Gli investigatori, coordinati dalla Procura distrettuale di Catania, già dalle prime ore di questa mattina (dopo gli interrogatori della notte) avevano una ricostruzione dettagliata dell’accaduto e un quadro ormai chiaro, ma non si erano sbilanciati. Il procuratore Zuccaro aveva parlato di “momento delicato dell’inchiesta che non consente di fornire ulteriori informazioni”.

Da subito gli investigatori avevano escluso che il sequestro fosse stata “opera della criminalità organizzata“, che storicamente non vuole rapimenti e gesti eclatanti nel territorio in cui opera. Né che fosse “collegato a una richiesta di riscatto”: la famiglia non ha problemi economici, ma neppure disponibilità tali da giustificare un sequestro estorsivo.

Il padre della bambina in passato era stato denunciato per spaccio di sostanze stupefacenti e indagato anche per una rapina; reato, quest’ultimo, da cui è stato poi assolto per “non avere commesso il fatto”. La coppia è giovane, poco più che ventenne, ha avuto dei dissidi personali, tanto che vivrebbero in case separate. Ora si indagano le cause di quello che sembrerebbe essere un infanticidio.

I messaggi di cordoglio

Tantissimi i messaggi di cordoglio giunti poco dopo la notizia del ritrovamento del cadavere della piccola Elena. A partire dai nonni fino al parroco e al sindaco di Mascalucia.

Forte il messaggio di don Fortunato Di Noto, fondatore di Meter, associazione a tutela dei minori, che avverte: “Il fenomeno del bambinicidio è sotto i nostri occhi, sono centinaia i bambini soppressi ed eliminati dalla mano di chi dovrebbe amarli, tutelarli, accudirli, proteggerli, e a volte, non sempre, non è così”.

Nonno paterno: “Non credevamo a una cosa del genere”

“Non credevamo possibile una cosa del genere. Un rapimento era impensabile. Non si poteva immaginare quello che è successo. Mi sembra tutto così strano, assurdo. La madre di Elena era una ragazza molto chiusa, ma non riesco a spiegarmi il motivo di quello che è accaduto. Ma adesso chi è stato deve pagare, anche chi l’ha eventualmente aiutata”. Così Giovanni Del Pozzo, nonno paterno della piccola Elena.

Nonna paterna: “Avevamo creduto alla madre”

“Avevamo creduto alla storia degli uomini incappucciati: non avevamo ragione di non credere. Elena era una bimba meravigliosa”. Così Rosaria Testa, nonna paterna della bambina, sentita da Ansa nel luogo del ritrovamento del corpo della nipotina di cinque anni.

“Quando hanno litigato non voleva andare via da casa – ricorda la nonna distrutta dal dolore – un giorno la mamma le stava dando botte e gliela abbiamo dovuta togliere dalle mani. Quella mattina l’ho accompagnata a scuola e le ho detto ‘nessuno ti vuole bene più di me’. Lei mi ha guardata e mi ha fatto capire che aveva capito quello che avevo detto. La madre aveva un atteggiamento autoritario e aristocratico. Decideva lei quando portarci la bambina”.

Sindaco: “Sono sconvolto, ho pianto a dirotto”

“Sono sconvolto. Appena ho saputo la notizia sono scoppiato in un pianto a dirotto. E’ una vicenda di una drammaticità unica che non avremmo mai voluto apprendere”, ha detto il sindaco di Mascalucia, Enzo Magra, dopo il ritrovamento del cadavere della piccola Elena.

Parroco Privitera: “C’è un angelo in Paradiso”

C’è un angelo in paradiso o una mamma che non stava bene psicologicamente o qualcuno ha combinato qualche pasticcio. La nostra società ha gli eroi e i disgraziati. Che questa vicenda diventi un motivo per riflettere sul valore della vita e sull’assistenza da dare alle persone che non stanno bene con la testa”. Così padre Alfio Privitera, parroco di Massannunziata e rettore del santuario di Monpilieri.

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